Se nel primo semestre del 2023 il traffico dei passeggeri nel porto di Ancona si è attestato sul trend di crescita iniziato con l'esaurimento degli effetti della pandemia di Covid-19 sulle attività portuali, pur non raggiungendo ancora i livelli precedenti la crisi sanitaria, il traffico delle merci, invece, ha accusato un pesante calo anche rispetto ai livelli anteriori l'emergenza sanitaria.

L'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale ha reso noto che nei primi sei mesi di quest'anno le merci sono state 4,1 milioni di tonnellate, volume che rappresenta una rilevante flessione del -24% sullo stesso periodo del 2022, una diminuzione del -18% sul primo semestre del 2021 quando erano ancora notevoli gli effetti della pandemia, un calo del -3% sul primo semestre del 2020 quando la crisi sanitaria, almeno relativamente ai primi tre mesi dell'anno, era agli inizi e con una contrazione del -21% sulla prima metà del 2019 quando la pandemia non era ancora iniziata.

L'ente portuale ha specificato che la riduzione rispetto al primo semestre del 2022 è «dovuta all'attuale congiuntura economica e al calo dell'arrivo di prodotti metallurgici, minerali e cereali», mentre «è buono l'andamento del movimento delle merci nei containers che cresce del +5,6%, passando da 585.496 a 618.396 tonnellate, così come il movimento dei contenitori teu (+10,9%), che aumentano da 81.117 a 89.986 fra il primo semestre 2022 e quello del 2023».

Nei primi sei mesi del 2023 i passeggeri sono stati 307mila, con variazioni percentuali sui corrispondenti periodi del 2022, 2021, 2020 e 2019 pari rispettivamente a +16,2%, +79,8%, +215,8% e -10,9%. In particolare, nel primo semestre di quest'anno i passeggeri dei traghetti sono stati 272mila (+11,6%, +62,0%, +184,3% e -14,1%) e i crocieristi 34mila (+72,2%, +1.239,3%, +2.433,2% e +27,6%).

Inoltre l'AdSP ha reso noto che il porto di Ortona ha chiuso la prima metà del 2023 con 539mila tonnellate di merci movimentate, in calo del -8,7% rispetto al primo semestre dello scorso anno a causa della negativa performance delle rinfuse solide, in particolare per il calo in import dei prodotti metallurgici e dei cereali.