In vista del voto di martedì prossimo del Parlamento
europeo sulla proposta di direttiva volta a modificare quella n.53
del 1996 che stabilisce le dimensioni massime dei veicoli pesanti
nel traffico nazionale e internazionale e i pesi massimi dei mezzi
pesanti impiegati nel traffico internazionale, proposta che ha tra
gli obiettivi quello di ridurre le emissioni prodotte
dall'autotrasporto, le associazioni italiane del settore del
trasporto ferroviario delle merci Fermerci e Fercargo hanno
avvertito nuovamente che la proposta potrebbe segnare «un duro
colpo per il settore ferroviario» in quanto «potrebbe
autorizzare la circolazione stradale dei gigaliner, camion dotati di
semirimorchi più lunghi e più pesanti».
Secondo Fermerci e Fercargo, «l'insieme di queste norme
non favorisce la sicurezza stradale e colpisce l'ambiente, perché
limita lo sviluppo del trasporto intermodale e aumenta il rischio di
congestionamento delle strade. La proposta, pertanto - hanno
sottolineato le due associazioni - appare in forte contraddizione
con gli obiettivi di sostenibilità ambientale introdotti dal
Green Deal Europeo che individua nel trasporto ferroviario delle
merci la modalità di trasporto ineguagliabile nel ridurre
l'impatto ambientale delle catene di trasporto in Europa, grazie
alle sue prestazioni in termini di emissioni di CO2 ed efficienza
energetica».
Ricordando che «secondo RFF (Rail Freight Forward), la
coalizione che raggruppa le principali imprese ferroviarie europee,
gli impatti negativi che la direttiva porterebbe sulle strade
europee sono quantificabili in oltre dieci milioni di camion in più,
per circa 6,6 milioni di tonnellate ulteriori di CO2 rispetto ai
livelli attuali», Fermerci e Fercargo hanno osservato che
«tornare indietro con una scelta di politica europea dei
trasporti contraddittoria rispetto al Green Deal significa,
pertanto, compromettere lo sviluppo del trasporto ferroviario merci
e vanificare la portata degli investimenti sino ad oggi sostenuti
per consentire la crescita del trasporto intermodale e dello shift
modale, con trasferimento dei volumi dalla gomma al ferro».
Fermerci e Fercargo hanno evidenziato che «un
trasferimento modale inverso, secondo studi di settore, potrebbe
infatti portare ad una diminuzione del 16% per il trasporto
intermodale e del 21% per il trasporto merci su rotaia. Questo
determinerebbe per il comparto l'accentuarsi di una crisi in corso
da anni a causa di contingenze nazionali ed internazionali,
ulteriormente aggravate dalle recenti tensioni in Europa e nel
vicino Oriente. Il settore, infine - hanno specificato le
associazioni - non trarrebbe alcun beneficio dal completamento dei
lavori PNRR sull'infrastruttura ferroviaria, pianificati fino al
2026 e sostenuti con ingenti investimenti, la cui attuazione sta
arrecando gravi disagi alla circolazione ferroviaria e ha già
comportato una perdita di competitività del trasporto
ferroviario delle merci rispetto ad altre modalità di
trasporto».
Sulla base di queste considerazioni, Fermerci e Fercargo
chiedono alle istituzioni comunitarie e nazionali «di
effettuare una scelta di politica dei trasporti chiara e coerente,
altrimenti la crisi degli operatori della logistica ferroviaria
diventa irreversibile».