«L'Italia ha oggi un'opportunità unica per
rilanciare i propri porti come pilastri di un sistema economico
resiliente e competitivo». Lo ha rilevato il vice presidente
di Assologistica, Roberto Rubboli, soffermandosi sulle sfide
attualmente affrontate dagli scali portuali nazionali, a partire dai
ritardi infrastrutturali «che da anni - ha osservato -
penalizzano il sistema portuale nazionale: connessioni ferroviarie e
stradali inefficaci, burocrazia farraginosa e sovrapposizione di
competenze tra enti di controllo aggravano il divario competitivo
dell'Italia rispetto ad altri Paesi europei. A questo - ha
specificato Rubboli - si aggiungono le incertezze legate alla
riforma portuale e le disparità nell'applicazione delle
normative, che scoraggiano gli investimenti e rallentano lo sviluppo
del settore».
«Mentre il rinnovo del contratto nazionale di lavoro ha
portato a progressi significativi - ha proseguito il vice presidente
di Assologistica - rimangono aperte questioni cruciali come il fondo
pensionistico per i lavori usuranti e l'informatizzazione delle
operazioni portuali. La difficoltà nel reperire personale
qualificato e i costi legati alla transizione ecologica -
dall'elettrificazione delle banchine alla regolamentazione delle
emissioni dei vettori marittimi - sono ulteriori elementi di
criticità che necessitano di interventi mirati».
Secondo Rubboli, «per affrontare queste sfide è
urgente una governance più efficiente e coordinata, capace di
integrare visioni strategiche a lungo termine con investimenti
adeguati. Solo così sarà possibile garantire ai porti
italiani il ruolo di hub strategici per l'economia nazionale,
valorizzando al contempo la pluralità delle gestioni
imprenditoriali private sotto il controllo pubblico. La
proliferazione del “gigantismo navale” e la
concentrazione della gestione dei servizi portuali in pochi grandi
gruppi imprenditoriali - ha concluso - sono ulteriori fattori che
richiedono un'attenzione particolare, per evitare squilibri
economici e minacce alla competitività».