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Accelerare le operazioni di dragaggio nei porti utilizzando i
materiali di risulta negli scali portuali. La proposta è
della federazione italiana degli agenti marittimi che ricorda come
di dragaggi nei porti italiani si discuta da anni con tempi per la
realizzazione di operazioni vitali per l'attività dei singoli
scali marittimi che «continuano non solo a essere
drammaticamente lunghi ma anche oggetto della massima incertezza».
«Il caso di La Spezia e Genova - ha spiegato il presidente di
Federagenti, Paolo Pessina - può fornire una soluzione
immediata ed efficace: dragare i fondali nei porti dove esiste la
necessità cogente di farlo e spostare i materiali per
riempire struttura, molte delle quali a tenuta stagna, nei porti che
sono impegnati nella realizzazione di queste infrastrutture. Sembra
il segreto di pulcinella - ha osservato Pessina - ma proprio la
porta schiusa dall'integrazione fra Genova, impegnata nella
realizzazione della diga e nel riempimento dei cassoni e La Spezia,
impegnata con un ritardo di quasi un decennio, nel dragaggio dei
fondali fornisce una soluzione che potrebbe in tempi brevissimi
essere clonata in altri porti».
Per Federagenti, a tal fine, «è quindi necessario
in tempi brevissimi procedere a una mappatura “in & out”,
ovvero dei porti che devono liberarsi di materiali sui fondali per
poter disporre di pescaggi in grado di far entrare le navi di
maggior tonnellaggio e porti che hanno necessità di materiali
per riempimento di cassoni, nuove infrastrutture di riempimento,
casse di colmata».
«Come agenti, e quindi come conoscitori delle varie realtà
ed emergenze portuali - ha concluso Pessina - siamo disposti a
mettere a disposizione la nostra conoscenza per realizzare una
semplicissima banca dati che bypassi i vari soggetti autorizzativi,
semplificando le procedure esattamente come accade in nord Europa
dove i dragaggi sono considerati a ragione semplici lavori di
manutenzione».