- NOTE AL DOCUMENTO
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- PRIMI ELEMENTI PER IL NUOVO
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PIANO NAZIONALE DELLA LOGISTICA
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- Il contributo di Unione Interporti
Riuniti
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Settembre 2010
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- 1. Considerazioni di carattere generale
sul documento
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- L'analisi svolta nel documento, Primi elementi per il nuovo
Piano Nazionale della Logistica elaborato dalla Consulta
Generale per l'Autotrasporto e la Logistica, contiene un impianto
strutturale sostanzialmente condivisibile, a partire dalla
centralità che occorre assegnare al tema della logistica per
incidere sulla competitività del sistema economico nel suo
insieme.
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- Corrisponde alla realtà la constatazione che alla crisi
stanno reagendo meglio, tra i paesi ad industrializzazione matura,
quelli che hanno operato nel passato per rafforzare l'industria
logistica, come ha fatto in particolare la Germania.
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- Chi, come l'Italia, ha prevalentemente delegato a terzi
l'organizzazione logistica, sia nell'assetto proprietario dei
principali operatori, sia nelle politiche di acquisto delle imprese
(con la persistenza della vendita franco fabbrica e dell'acquisto
franco destino), si trova ad essere meno in grado di governare un
rapido riorientamento dei flussi di import-export, che è una
delle conseguenze strutturali della crisi in corso.
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- Cambiano i mercati che crescono, e che sono quindi in grado di
assicurare alle imprese sbocchi di produzione: chi ci arriva per
primo, acquista vantaggi strutturali di posizionamento che sono poi
difficilmente attaccabili da altri competitors. Il governo delle
soluzioni logistiche, accanto alla qualità dei prodotti ed
alla rete di commercializzazione, costituisce difatti una delle
variabili essenziali per posizionarsi con successo sui mercati
internazionali.
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- Marchiamo quindi un ritardo che deve essere colmato con una
politica industriale per la logistica, come correttamente sottolinea
il documento. E per andare in questa direzione occorre prendere
anche atto delle forze effettivamente in campo, a partire dal peso e
dalla rilevanza dell'autotrasporto, vera spina dorsale della nostra
attuale organizzazione logistica.
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- Dove il documento si rileva ancora incompleto (ma è
fisiologico considerato l'approccio che viene utilizzato nella sua
prima stesura), è nella definizione delle politiche che
possano essere messe effettivamente in campo per determinare una
discontinuità rispetto all'attuale assetto.
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- Proprio per questa ragione, UIR si propone, con questo scritto,
di dare un contributo costruttivo alla elaborazione delle politiche
che possano determinare una trasformazione reale nella
organizzazione dell'assetto logistico nel nostro Paese. E con questo
spirito che vengono offerte alla riflessione ed alla discussione le
proposte di seguito elencate.
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- 2. Le proposte di UIR
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- Si possono individuare almeno cinque campi di azione per
delineare una politica industriale per la logistica:
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- interventi per la trasformazione della domanda
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interventi per la riorganizzazione dell'offerta
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interventi per la concentrazione delle piattaforme in piastre
logistiche
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interventi per la riqualificazione degli insediamenti immobiliari
per la logistica
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interventi per la definizione di un nuovo quadro normativo per il
settore.
- Interventi per la trasformazione della domanda
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- Se è difatti assolutamente prioritario che si trasformi
la qualità della domanda di servizi logistici da parte del
sistema delle imprese, spingendo verso un allargamento del ricorso
all'outsourcing ed al governo diretto dei flussi riducendo le
pratiche della vendita franco fabbrica e dell'acquisto franco
destino, non si identificano nel documento concreti strumenti che
siano in grado di indurre tali comportamenti.
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- Sarebbe auspicabile il ricorso a strumenti di incentivazione
fiscali a vantaggio delle imprese che trasformino l'assetto delle
proprie politiche logistiche, ricorrendo a servizi professionali
abbandonando il conto proprio e riappropriandosi della gestione del
ciclo logistico, senza delegarlo ad acquirenti e venditori esteri,
come oggi invece accade in prevalenza.
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- In assenza di stimoli economici alla domanda che vadano nella
direzione di una modernizzazione logistica del sistema delle
imprese, appare difatti difficile che tale processo possa accadere
in modo automatico, soprattutto considerando la debolezza attuale
dell'industria logistica nazionale, che non induce in prima
approssimazione ad adottare mutamenti nelle scelte di organizzazione
logistica delle imprese stesse. Serve, almeno per una fase
transitoria, un sistema di incentivi alla domanda, per attivare un
interesse concreto alla trasformazione dell'assetto logistico.
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- Interventi per la riorganizzazione dell'offerta
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- Se è corretto sostenere che occorre partire dalla
constatazione della attuale centralità dell'autotrasporto,
predisponendo politiche per la evoluzione del settore verso una
maggiore qualificazione dei servizi offerti, per favorire quindi
l'evoluzione dalla fornitura di trazione alla fornitura di servizi
logistici, anche in questo caso occorre individuare concreti
strumenti di intervento che inducano nel tempo tale evoluzione.
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- Appare difatti difficile che si possano determinare cambiamenti
senza stimoli ed incentivi che favoriscano un diverso assetto del
mercato. Un primo fronte di azione può essere dato dalla
qualità stessa dei mezzi di trazione, che oggi rispondono
poco all'obiettivo di fare evolvere il settore verso l'intermodalità
e la co-modalità.
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- Quando si assegnano incentivi per il rinnovo delle flotte
camionistiche, come nel caso del recente decreto cd. “ferrobonus”
(5 agosto 2010), sarebbe auspicabile che tali risorse fossero
finalizzate all'acquisto di mezzi vocazionalmente adatti alla
intermodalità, indirizzando in tal modo le scelte degli
operatori verso la soluzione che politicamente pure viene indicata
come il percorso da adottare.
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- Inoltre, particolari agevolazioni, anche maggiorate rispetto
agli standard decisi, debbono essere indirizzate a quelle imprese di
autotrasporto che fanno la scelta di ricorrere alla intermodalità
rispetto all'attuale assetto tutto-strada. Difatti, il passaggio
dalla mono alla multi-modalità costituisce un tassello
imprescindibile per far evolvere le imprese di autotrasporto verso
la gestione di una catena del valore più estesa rispetto alla
pura offerta di servizi trazionistici.
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- Interventi per la concentrazione delle piattaforme in piastre
logistiche
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- Il documento correttamente sottolinea che è necessario
rafforzare la maglia primaria delle piattaforme intermodali,
terrestri e marittime. Enfasi viene assegnata alle sette piattaforme
territoriali individuate nell'allegato al DPEF 2009-2013, anche se
tale assetto costituisce per ora più una dichiarazione di
volontà, che l'avvio di una effettiva integrazione operativa
tra le diverse piattaforme presenti sul nostro territorio.
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- Il documento sottolinea inoltre come bisogna passare dal
concetto di piattaforma al concetto di piastra logistica,
valorizzando le logiche di sinergia ed integrazione rispetto al
modello della competizione territoriale.
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- Probabilmente, in termini di politica industriale per il
settore, è necessario andare anche più in avanti,
individuando incentivi che consentano l'agglomerazione e la gestione
sinergica di diverse piattaforme in logica di sistema Paese, anche
mediante la costituzione di soggetti societari unitari che
gestiscano, con una sola regia, diverse piattaforme logistiche,
attuando quella cucitura di sistema che sinora non ha consentito di
valorizzare la dimensione di sistema delle realtà
infrastrutturali operative.
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- Del resto, proprio il passaggio, come sottolinea il documento,
dal concetto di corridoio a quello di rete, e la gerarchizzazione
che viene indotta dal doppio livello comunitario del core network
e del comprehensive network, spingono verso una maggiore
compattezza ed integrazione delle piattaforme logistiche, in una
logica non più puntuale ma di sistema.
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- Prevale oggi invece una competizione territoriale molto intensa
tra poli logistici esistenti, che potrebbero essere invece messi a
sistema e sprigionare maggiori capacità di specializzazione e
di integrazione, evitando in questo modo una cannibalizzazione dei
traffici e concentrandosi invece sulla erogazione di servizi di
qualità agli operatori del trasporto e della industria.
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- Interventi per la riqualificazione degli insediamenti
immobiliari per la logistica
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- Non si può poi evitare il nodo delle scelte urbanistiche
per la logistica, che hanno determinato, nel corso degli anni
recenti, la proliferazione di insediamenti logistici privi di quelle
caratteristiche compatibili con l'indirizzo di orientare il sistema
verso l'intermodalità e la co-modalità.
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- Vanno introdotte regole che orientino le scelte di insediamento
dell'immobiliare per la logistica in aree che siano attrezzate e
coerenti con gli obiettivi di modernizzazione dell'offerta dei
servizi logistici stessi. Si tratta in questo caso di un tema che
deve allineare indirizzi nazionali con leve decisionali che sono
essenzialmente già oggi nelle mani degli enti territoriali.
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- Per determinare una virtuosa inversione di tendenza rispetto a
quanto si è determinato nei passati decenni, occorre per tale
ragione aprire un tavolo di confronto tra istituzionali nazionali,
regionali e comunali, che si ponga l'obiettivo di definire regole
condivise per l'attribuzione dei permessi urbanistici a costruire
nuovi insediamenti logistici.
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- Interventi per la definizione di un nuovo quadro normativo
per il settore
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- Infine, nel documento si pone correttamente attenzione alla
necessità di dettare un nuovo quadro normativo per il settore
della logistica. Molte sono le proposte che in questo caso il
documento governativo comincia già a delineare.
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- Assolutamente condivisibile è la proposta di aggiornare
il tessuto di regole che disciplinano l'attività
interportuale. La legge 240/90, che ha avuto il grande merito di
attivare il percorso fondativo dell'esperienza interportuale in
Italia, richiede ora di essere aggiornata per tener conto delle
trasformazioni intervenute e della necessità di dare nuovo
slancio alla operatività degli interporti nazionali in un
quadro europeo.
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- Gli otto principi indicati per la legge di riordino a pagina 13
del documento possono certamente costituire una positiva piattaforma
di riferimento per la riforma del settore interportuale.
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- Andrebbero aggiunte misure di sostegno per favorire la
aggregazione imprenditoriale tra realtà interportuali,
proprio per incentivare quella agglomerazione di soggetti nella rete
portante della logistica nazionale, che può dare un positivo
contributo alla evoluzione industriale del settore nel nostro Paese.
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- Proprio in questo quadro può essere possibile attirare
capitale dei privati, richiamato successivamente nel documento, per
generare un salto dimensionale da una realtà localistica ad
una logica nazionale in chiave di integrazione europea.
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- Positivi sono gli stimoli contenuti nel paragrafo del quadro
normativo quando si sostiene che occorre lavorare per giungere a
tipizzare il contratto di servizi logistici ed il contratto di
trasporto multimodale, che si sono sviluppati nel corso di questi
anni più in una dimensione pattizia, mancando un quadro
normativo di riferimento al riguardo.
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- Anche l'indicazione di giungere ad un testo unico per la
disciplina dell'autotrasporto appare una strada positiva ed utile,
da perseguire.
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