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Hutchison Whampoa è in procinto di entrare nell'Europe Combined Terminals di Rotterdam
Dall'accordo tra le due società, che lo scorso anno hanno movimentato rispettivamente 13,75 e 4,6 milioni di teu, potrebbe nascere il gruppo terminalistico leader nel mondo
16 ottobre 1998
Come avevamo anticipato alcuni giorni fa, l'accordo raggiunto dalla compagnia danese Maersk con la società terminalistica olandese Europe Combined Terminals (ECT) per la realizzazione di un nuovo container terminal nel porto di Rotterdam si è rivelato essere il passo finale che ha consentito agli azionisti di ECT di avviare l'operazione per la cessione di una quota della società, che gestisce container terminal a Rotterdam, Duisburg e Trieste. La scelta dei soci, Royal Nedlloyd (30,56%), Internatio-Müller (30,56%), Royal Pakhoed (30,56%) e NS Group (8,32%), è caduta sulla Hutchison Port Holdings Limited (HPH), che fa parte del gruppo Hutchison Whampoa di Hong Kong.
Secondo quanto anticipato da Royal Pakhoed, la ristruttuazione di ECT dovrebbe portare alla costituzione di un consorzio formato da due entità con quote paritetiche: da una parte investitori olandesi e dall'altra un 'investitore strategico'. Quest'ultimo soggetto è stato appunto individuato nell'HPH, con cui sono ora in corso trattative che - afferma Pakhoed - dureranno alcuni mesi, durante i quali non saranno comunicati i risultati degli incontri.
Hutchison Port Holdings Limited, che lo scorso anno ha rilevato il terminal britannico a Thamesport, opera in 17 porti in Asia, Europa e America; nel 1997 ha movimentato 13,75 milioni di teu, circa il 10 per cento della totalità del traffico container mondiale, classificandosi al secondo posto nella graduatoria dei gruppi terminalistici mondiali. ECT ha invece movimentato lo scorso anno, quando ancora non aveva acquisito il terminal Molo VII di Trieste, 4,6 milioni di teu, classificandosi alle spalle dell'HPH nella classifica guidata dalla PSA Corporation di Singapore con 15,5 milioni di teu. Dall'accordo HPH-ECT potrebbe quindi nascere il primo gruppo terminalistico mondiale con un attivo di oltre 18 milioni di teu.
Continua, come in altri settori dello shipping, la corsa alle fusioni, con la creazione di gruppi che possono influenzare in maniera decisiva l'andamento dei traffici mondiali. Si attende il parere dell'Unione Europea, attenta alla formazione di gruppi che possano esercitare abuso di posizione dominante.
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