|
|
La crisi economica che coinvolge tutte le nazioni dell'Asia orientale, nonostante l'impegno della comunità internazionale che apporta notevoli aiuti ma che talvolta minimizza le preoccupanti dimensioni della situazione finanziaria di quei mercati, ha anche notevoli ripercussioni sui collegamenti marittimi con l'Europa. La conseguenza più notevole è lo squilibrio eastbound/westbound tra l'offerta e la domanda di trasporto. Si stima che i carichi spediti dall'Estremo Oriente (porti oltre Singapore) ai porti europei siano aumentati quest'anno del 15 per cento. Il calcolo è della Far Eastern Freight Conference (FEFC), che parla addirittura di esplosione della domanda, con una crescita che ogni giorno è più alta. Questa situazione contribuisce a mantenere elevati i tassi di nolo, che invece sono fortemente calati eastbound. C'è anche il problema dei costosi riposizionamenti dei container vuoti per l'Asia, i cui costi vengono spesso aggiunti ai tassi di nolo westbound.
L'offerta di trasporto non è mai stata così alta, e totalizza quasi 110.000 slot settimanali, con un incremento annuale del 17 per cento. Un quarto dell'offerta è coperta dalle navi della Grand Alliance (Hapag Lloyd, Nippon Yusen Kaisha, P&O Nedlloyd, Malaysia International Shipping Corporation, Orient Overseas Container Line), ma bisogna tener conto anche che nel collegamento Europa - Asia Orientale sono state introdotte navi overpanamax giganti, con una portata che supera i 6.000 teu.
Nel senso eastbound invece la domanda di trasporto è crollata, e mentre gli spazi a bordo per il carico invenduti aumentano, calano sensibilmente i tassi di nolo che risultano la metà e anche un terzo di quelli westbound.
E' difficile prevedere l'andamento dei mercati, ma è certo che lo squilibrio nei traffici westbound/eastbound non si colmerà presto. Alle prime avvisaglie della crisi dei mercati asiatici le prime merci europee a subirne l'effetto sono state le attrezzature destinate ai grandi lavori finanziati dai governi asiatici. Poi si sono avvertite le conseguenze dei minori consumi delle popolazioni asiatiche. Le esportazioni più penalizzate dalla crisi sono quelle dei prodotti di lusso italiani e francesi.
Secondo la società di ricerche DRI/SPI la crisi costerà l'anno prossimo all'Italia 0,9 miliardi di dollari nelle esportazioni verso il Giappone, 0,8 miliardi di dollari verso la Cina, 0,8 miliardi verso la Corea, 3 miliardi complessivamente verso Hong Kong, India, Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore, Taiwan e Tailandia. In tutto 5,5 miliardi di dollari. Le esportazioni da tutto il mondo per l'Asia orientale caleranno di 252,2 miliardi di dollari. Sono solo previsioni che possono essere smentite, ma si innestano in un esame generale della crisi che, come lo scatenato El Niño, colpisce con forza e senza preavviso.
Carlo Bellio
|
|