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La politica del ministro dei Trasporti Treu privilegia i sistemi portuali, mantenendo la specificità dei singoli scali
Il ministro, in visita al porto di Genova, ha ricordato che il ddl sulla riorganizzazione del lavoro portuale è in discussione al Senato. Qualche passo avanti verso l'autonomia fiscale dei porti
1 marzo 1999
"C'è bisogno di stabilire una logica di pianificazione nazionale del sistema italiano dei trasporti". Il ministro dei Trasporti e della Navigazione Tiziano Treu, in visita oggi al porto di Genova, ha insistito sulla necessità di un mutamento della strategia di sviluppo del settore trasportistico, che punti alla creazione di sistemi di trasporto: "la nostra politica - ha detto Treu - privilegia i sistemi, cioè le sinergie, le complementarietà e le specializzazioni". La nuova programmazione riguarderà naturalmente anche i porti, ma - ha aggiunto riferendosi alle polemiche innescate dal presunto accorpamento degli enti portuali di Napoli e Salerno - è una politica che non intende annullare le specificità dei singoli scali, ma casomai potenziarne le caratteristiche a tutto vantaggio delle attività commerciali e industriali. L'intenzione di rafforzare i singoli soggetti portuali comunque rimane. Il ministro ha confermato infatti la volontà di dare autonomia fiscale ai porti, sostenendo di essere sino da tempi non sospetti sostenitore di questa iniziativa. La proposta, partita da alcuni enti portuali tra cui quello genovese, si è estesa a macchia d'olio e sembra abbia attecchito anche a Roma: "ne ho discusso con il ministro delle Finanze Visco - ha affermato Treu - e vogliamo continuare su questa strada, ma dobbiamo valutare che gradualità dare a questo processo". Il problema più immediato è intanto quello della ripartizione dei 1200-1250 miliardi di lire destinati ai porti dal decreto legge approvato lo scorso mese dal consiglio dei ministri: "i criteri li stiamo definendo; vedremo i progetti e i risultati che giustificano i vari interventi", ha aggiunto il ministro sottolineando che "gli investimenti pubblici hanno ormai senso solo se servono a stimolare delle iniziative che sono già pianificate".
Nessuna richiesta in questo senso è stata ufficializzata nel corso dell'incontro dalle istituzioni e dagli operatori liguri e genovesi, che hanno invece rinnovato l'appello per il miglioramento dei collegamenti tra porto ed entroterra, in particolare per la realizzazione del terzo valico ferroviario attraverso l'Appennino.
Se sul tema dell'autonomia fiscale e quindi finanziaria sembra esserci una sostanziale identità di vedute tra le istituzioni e le varie categorie di operatori portuali, diverse sono le aspettative riguardo l'annunciato piano di organizzazione del lavoro portuale: questo scoglio ha fatto naufragare diverse iniziative ministeriali, e le ipotesi di nuove normative che recepiscano le regolamentazioni proprie del lavoro interinale - care al neo ministro dei Trasporti - hanno già agitato le acque, mai calme, delle banchine. Ricordando che il disegno di legge a riguardo è attualmente in discussione al Senato, Treu ha confermato di "voler lavorare su quel testo, anche se saranno possibili degli aggiustamenti" e che "la discussione va avanti bene anche con la parte sindacale".
E' ormai certo però che la discussione parlamentare, per quanto rapida possa essere, rischia di essere superata dagli avvenimenti: in mancanza di normative nazionali, molti scali italiani hanno trovato soluzioni locali per assicurare l'operatività delle proprie banchine, spesso negoziando l'organizzazione del lavoro terminal per terminal. Risale a venerdì scorso l'accordo relativo al container terminal CoNaTeCo di Napoli: non si tratta certo del primo esempio del genere in Italia, ma quanto concordato nello scalo napoletano è clamoroso. Le preoccupazioni suscitate dall'introduzione del lavoro interinale in ambito portuale sembrano destinate a diventare quisquilie di fronte alle prospettive aperte dall'intesa di Napoli, che decreta il pagamento del lavoro 'un tanto a teu'.
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