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La problematica riguardante il lavoro portuale è stato uno dei problemi trattati dal senatore Francesco Nerli, presidente dell'Associazione Porti Italiani (Assoporti), alla trentottesima assemblea generale dell'associazione che si è svolta oggi a Roma. Uno degli aspetti più importanti di questa problematica, secondo il relatore, è la richiesta sindacale che tende a giungere a comprendere tutti i lavoratori operanti nelle imprese portuali in un contratto collettivo nazionale di lavoro unico di riferimento. La "piattaforma" contenente questo ambizioso progetto è stata presentata ad Assologistica, FISE e Assoporti. Nerli - di cui riportiamo integralmente l'intervento nella rubrica 'Forum dello shipping e della logistica' - in proposito è stato perentorio ed ha ammonito il sindacato a non anticipare i tempi, ma ad usare "moderazione" e "gradualità", non mettendo in conto il peso di costi del lavoro che non siano in sintonia con il rinnovo dei contratti e non rientrino nelle possibilità delle autorità portuali, anche perché vi sono diverse situazioni locali sulle quali non sarebbe semplice "calare" un unico modello di organizzazione, delle imprese, del lavoro e dei relativi costi. Semmai sarà il caso di avanzare a passo a passo.
I porti hanno conseguito negli ultimi anni buoni risultati e quindi aumento delle occasioni di lavoro, da attribuirsi all'affermarsi del transhipment e ai nuovi assetti rispondenti alla legge di riforma portuale che hanno consentito l'affermarsi nei porti di nuova imprenditorialità, attraendo anche capitale straniero. "Si può fare ancora meglio" - ha detto Nerli - ma occorre poter contare su un'efficiente catena intermodale" e il segmento terrestre, cioè strade e ferrovie, non è efficiente almeno per ora per competere con i porti nordeuropei. Non è inoltre da temere un eccesso di sovracapacità di offerta infrastrutturale portuale, che diventa anche causa prima della possibilità di concorrenza tra i porti. E a questo proposito Nerli, quasi chiosando il recente convegno di Savona in cui sono state ipotizzate specifiche articolazioni funzionali tra i porti (inforMARE del 26 aprile), ha detto che invece di "accorpamento entificato di più porti sia preferibile parlare di collaborazioni tra le autorità portuali, tra queste e gli enti locali, e di pensare semmai ai possibili allargamenti delle attuali circoscrizioni territoriali delle autorità portuali". Le scelte di ordine insediativo e di eventuale collaborazione spettano semmai alle imprese portuali e quindi al mercato.
Accennando poi al Piano Generale dei Trasporti, che conterrebbe diverse parti deboli, il presidente dell'Assoporti ha auspicato che nella stesura del Piano "si dia impulso per il potenziamento delle reti infrastrutturali e dei relativi nodi strategici, rafforzando conseguentemente i porti, l'economia marittima e quella delle regioni marittime".
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