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La carenza di spazi è un problema che accomuna gran parte dei porti italiani. Questo aspetto caratterizza in particolare la portualità ligure che, per ragioni orografiche, lamenta una cronica scarsità di superfici, sia a filo banchina che retroportuali. La mancanza di aree finisce per danneggiare l'attività delle aziende portuali, fino a comprometterne la competitività nella ricerca di nuovi traffici. Questi limiti diventano evidenti e vengono denunciati nel corso della fase di redazione e approvazione dei piani regolatori portuali, come accade in queste settimane anche a Savona.
L'Autorità Portuale di Savona Vado ha infatti rilevato come, da quando è iniziata la predisposizione dei documenti per la redazione del PRP, si siano succedute diverse situazioni di emergenza create da una parte dalle richieste di miglioramenti strutturali e ampliamenti avanzate dai terminalisti portuali e dall'altra da nuove società, che presentando piani d'impresa, hanno proposto traffici di un certo interesse.
L'ente portuale fa riferimento in particolare al traffico della cellulosa, di rilevante importanza per lo scalo sia per la "valenza di questo settore ad alto valore aggiunto nel quadro dell'attività dello scalo marittimo", sia perché coinvolge la compagnia di navigazione Star, "storico cliente dello scalo che condiziona gli sviluppi di questa tipologia di merce alla disponibilità di ulteriori magazzini fronte accosto".
L'ente narra le recenti vicende, ricordando che "dal 27 marzo allorquando rappresentanti della Star in Italia accompagnati da amministratori della Savona Terminals hanno riproposto talune condizioni alla base della loro operatività a Savona, l'authority non ha perso tempo a configurare nuovi scenari, anche a seguito di scelte obbligate già contenute nel vecchio piano regolatore che prevedevano alla Darsena Alti Fondali la realizzazione di un terminale transoceanico per rinfuse solide, operazione che con i 70 miliardi messi a disposizione dallo Stato ha portato le forze sociali a sostenere l'iniziativa. Un quadro che in questo periodo di transizione assume aspetti contrastanti, se è vero che nella stessa area, in sede di prima compilazione del nuovo strumento urbanistico, precisamente sui due lati dello sporgente nord della Darsena Alti Fondali / Calata Boselli, erano previsti due capannoni di 7 mila mq ciascuno per traffici multipurpose da destinare a soggetti diversi".
"Il porto di Savona Vado - conclude perciò l'ente portuale - ha necessità di nuove banchine, di spazi a filo accosto, di sovrastrutture per il deposito di merce e materie prime pregiate".
"Mentre in realtà si è compreso che quote ragionevoli di sovracapacità d'offerta rappresentano un fattore primario della concorrenza tra porti - si rileva ancora riprendendo i concetti espressi dal presidente di Assoporti, Francesco Nerli, alla recente assemblea dell'associazione dei porti italiani - a Savona resta difficile coniugare le esigenze dello scalo a quelle di un comprensorio che tra l'altro non naviga certo in buone acque e che se ha visto del 'nuovo' in economia, le soluzioni credibili ad un'inversione di tendenza sono nate a filo banchina con crociere, traghetti e cantieristica, in attesa di completare il quadro con operazioni commerciali".
In attesa della verifica delle proposte del piano regolatore, l'ente portuale sottolinea che "nel frattempo però si tentano soluzioni operativamente praticabili per i traffici della cellulosa e delle autovetture nuove di fabbrica in import/export. Una soluzione in tal senso è stata accettata dai terminalisti che operano nel bacino storico in questi due settori d'attività: iniziativa per la quale è in corso di redazione un progetto sinergico tra un magazzino coperto per prodotti forestali dinanzi alla zona 32 della Darsena Alti Fondali e una sovrastruttura multipiano sulle aree dell'ex piazzale contenitori da adibire allo stoccaggio di autovetture con un piano terra di 7 metri destinato in parte alle merci varie". |
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