Non è la prima volta che gruppi di marittimi vengono abbandonati all'estero su navi sequestrate. Ma quelli della Frunzanesti, ormeggiata a Venezia-Marghera (banchina dell'Azoto, molo 14) da due anni, non ne possono più. La disperazione si fa strada e sei di loro hanno deciso di iniziare da domani uno sciopero della fame ad oltranza come forma estrema di protesta.
La nave è arrivata a Venezia-Marghera esattamente due anni fa, l'11 novembre 1997, e messa sotto sequestro cautelativo dal tribunale del lavoro perché i marittimi allora imbarcati lavoravano da mesi senza salario. La compagnia armatrice Navrom ha mandato a Venezia una montagna di fax, un gruppo di marittimi con un contratto di sei mesi e un mese di salario anticipato, con il compito di riportare in Romania la nave. Ma quei marittimi sono ancora sulla nave, senza salari, costretti ad abitare tra la ruggine e i topi, sopravvivendo grazie alla solidarietà della gente. Vivono a bordo senza sapere quale sarà la loro sorte. E altre tre navi della Navrom sono a Venezia nelle stesse condizioni. Per non parlare di quelle - almeno una dozzina in Italia - che sono nelle stesse condizioni della Frunzanesti.
Nel mondo del lavoro, in particolare di quello marittimo, vi sono ancora situazioni incredibili in cui nulla e nessuno è tutelato, neppure la possibilità di tornare in famiglia.
Spesso, come nel caso della Frunzanesti, sono i sindacati e le organizzazioni religiose che si attivano e riescono a far sopravvivere i marittimi abbandonati. Ma dovrebbero essere i governi dei paesi sotto le cui bandiere quelle unità navigano che dovrebbero almeno accollarsi la responsabilità dei rientri in patria degli equipaggi.
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