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Dure accuse del comproprietario della Panship sulle risultanze della commissione d'inchiesta francese BeaMer sull'affondamento dell'Erika
«Il 50% delle cose dette dal Bureau Enquêtes-Accidents/Mer sono false e il 40% non corrette», ha detto Antonio Pollara, coproprietario della Panship, società di assistenza e consulenza tecnica. «I francesi stanno alimentando la questione per interesse economico»
12 maggio 2000
Dure accuse di Antonio Pollara, comproprietario della Panship Management & Services, società di assistenza e consulenza tcnica, sulle risultanze della commissione d'inchiesta istituita dal governo francese sull'affondamento dell'Erika. Pollara è intervenuto alla conferenza Seafinance di Montecarlo, di cui scriviamo in altra parte del giornale, ma precedentemente è stato intervistato sul caso Erika dalla stampa francese.
Pollara ha detto che vi sono nove commissioni d'inchiesta sul caso Erika, ma otto non hanno ancora concluso nulla. La Beamer, commissione d'inchiesta ad interim voluta dal governo francese, ha invece redatto in un mese uno studio 'preliminare'. Nello studio, ha detto Pollara, si dicono cose «che al 50% sono false, per il 40% non corrette e con una propensione a salvare le istituzioni francesi. Il resto, anche se si salva, è comunque basato su premesse sbagliate».
«La Beamer con il suo rapporto - ha detto Pollara - ha creato un danno economico enorme e questo per mancanza di competenza. Non dubito della professionalità degli esaminatori, anche se ciò che emerge dallo studio è da dilettanti. Basta un fatto a chiarire questo. La Panship al momento dell'affondamento dell'Erika gestiva 10 navi, quattro di Savarese, quattro di Vitiello e due bulk carrier di armatori stranieri. La Beamer ha riportato che l'Erika era di proprietà di Savarese e Vitiello e questo ha creato a Luca Vitiello milioni di dollari di danni perché le oil major hanno smesso di usare le sue navi. Per evitare tutto questo sarebbe bastato che la Beamer avesse verificato la proprietà al registro pubblico delle navi di Malta».
Pollara ha aggiunto che da tre mesi chiede di essere ascoltato dalla Beamer ed accusa i francesi di alimentare la questione per interesse economico.
«La nave era assicurata e sono già stati pagati 192,3 milioni di dollari. Ma ora bisogna trovare un capro espiatorio e qualcuno su cui fare rivalsa - ha detto Pollara -. E se non si troverà nessuno interverrà magari l'Unione Europea con 300 milioni di dollari che, pare, sia la cifra del risarcimento richiesto».
Altre pesanti accuse di Pollara ai francesi che «stanno scappando dalle proprie responsabilità. Non è vero ad esempio - ha sottolineato - che il porto di Donges, quando già la nave manifestava fratture in coperta, non ha negato l'accesso. Come è falso che solo alle 22 le autorità francesi sono state informate dei primi segni del cedimento. Esiste un documento che attesta che alle 18 le autorità francesi sapevano come stavano le cose ed era già stato deciso il ricovero a Donges, rifiutato dalla Capitaneria di Porto perché la nave costituiva un rischio d'inquinamento».
Le istituzioni italiane sono state assenti, ha ricordato Pollara. Sono state a guardare sperando che la cosa scemasse. Al contrario di quelle francesi. La stampa francese ha trovato un cavallo di battaglia nella questione Erika e nelle presunte sostanze cancerogene del carico della nave, «ma hanno taciuto quando il loro governo ha deciso gli esperimenti di Mururoa».
«Quello che io chiedo ora è di essere chiamato a parlare - ha concluso amaramente Pollara - di essere 'vivisezionato' dalle domande. E non per sfida, ma per fare chiarezza e perché chi deve si assuma le sue responsabilità, anche se so di essere solo contro tutti. So di contare molto poco. Nessuno si è mai preoccupato di che fine ha fatto la Panship, la mia società. Ho perso tutte le navi in gestione ma io non la liquido per non dare adito ai francesi di pensare che sto cercando di sfuggire. Ora sono 'bruciato', nessuno in questo settore mi permetterà più di lavorare».
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