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Le pragmatiche linee guida dell'attività dell'associazione degli agenti marittimi genovesi per il prossimo biennio
La categoria, che protesta per l'esclusione dal Consiglio della Camera di Commercio, chiede l'approvazione della normativa nazionale sul lavoro portuale e del piano regolatore del porto di Genova. Iniziative per potenziare i corsi di formazione
30 maggio 2000
«Dopo 45 giorni in cui si è cercato di recuperare coesione e unità» il nuovo vertice dell'Associazione Agenti Raccomandatari Mediatori Marittimi Agenti Aerei di Genova (Assagenti) ha presentato oggi nella sede di via Cesarea le linee guida del proprio mandato biennale. La coesione e l'unità auspicate e ricercate all'interno dell'associazione dal neo presidente Giulio Schenone sembrano quanto mai necessarie perché la categoria possa affrontare con successo gli impegni che la attendono sia in ambito cittadino che nazionale.
L'unione d'intenti, oltre che tra gli associati, dovrebbe realizzarsi anche con le istituzioni locali «che non sembra abbiano manifestato attenzione verso il porto». «Genova - ha detto Schenone - è una città che non ama il porto, che non sa di vivere di porto. Un esempio lampante è la Camera di Commercio, nel cui Consiglio la nostra categoria non è rappresentata». Per cancellare quella che viene ritenuta una vera e propria ingiustizia, l'associazione si è rivolta al TAR del Lazio. Schenone, manifestando peraltro apprezzamento per gli sforzi compiuti dal presidente della CdC genovese Paolo Odone, ha ricordato che l'articolo 10 dello Statuto dell'ente camerale assegna tuttora un solo posto in Consiglio sui 30 disponibili a una categoria vasta come quella del settore marittimo - portuale - logistico. L'articolo 12 delinea inoltre una Consulta dedicata al settore, ma - secondo gli agenti marittimi genovesi - si tratta di un organismo quantomeno poco rappresentativo: «crediamo - ha confermato Schenone - che la nostra categoria abbia diritto ad un posto nel Consiglio sancito dallo Statuto».
«Un altro esempio di scarsa attenzione della città nei confronti del porto è la vicenda del piano regolatore portuale, che ad oggi è fermo alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Il giudizio sul prp - ha sottolineato il presidente degli agenti marittimi genovesi - è molto positivo: è uno strumento essenziale per consolidare quello che già c'è e per favorire lo sviluppo», ma purtroppo stato bloccato al VIA «adducendo argomentazioni che non esiterei a definire fantasiose o - dal nostro punto di vista - incomprensibili». Gli agenti marittimi chiedono che il piano regolatore portuale sia immediatamente approvato «senza stralci» e ricordano realisticamente che, ottenuta l'approvazione, passeranno come minimo quattro anni prima di poter raggiungere il completamento di qualche opera prevista dallo strumento urbanistico portuale. I percorsi burocratici sono come al solito tortuosi e i politici sovente non aiutano a trovare le strade più facilmente percorribili. Assagenti confida almeno sull'appoggio del nuovo presidente della Regione Liguria, Sandro Biasotti, ex imprenditore del settore del trasporto. Servono infatti infrastrutture portuali e di collegamento idonee a supportare l'incremento di importazioni ed esportazioni. Il timore di perdere traffici rimane elevato. «Utenti del porto - ha ammonito Schenone - non ce ne sono più. Oggi siamo clienti, visto che rappresentiamo armatori che possono scegliere quale porto scalare».
L'apprensione è legata anche all'irrisolto tema del lavoro portuale. Riferendosi alla cancellazione dall'ordine del giorno della Camera dei deputati della discussione sulla nuova normativa a riguardo, in calendario la scorsa settimana, Schenone ha auspicato la pronta approvazione del provvedimento, ma anche «che la legge faccia chiarezza sulla posizione dominante della Compagnia Unica, posizione che finora è stata accettata dall'Autorità Portuale che ha scelto un atteggiamento attendista, aspettando la nuova legge». Opinione degli agenti marittimi è che all'altra compagnia portuale, la Pietro Chiesa, debba essere concessa l'autorizzazione ad operare anche nei settori merceologici ora appannaggio della sola Culmv. «Di fatto - ha ricordato Schenone - nulla è cambiato non solo rispetto al '94, quando fu emanata la legge di riforma portuale, ma anche rispetto all'89».
Concludendo la presentazione del proprio programma biennale, l'associazione ha sottolineato il successo ottenuto dai propri corsi di formazione, che ormai svolge da 25 anni. L'edizione 1999-2000 si chiude domani, ma per la prossima Assagenti ha già previsto importanti novità e sviluppi, resi possibili dalla collaborazione con altre associazioni di categoria con cui gli agenti marittimi si stanno confrontando.
Il vice presidente dell'associazione, Cesare Castelbarco Albani, ha anticipato anche l'intenzione degli agenti di promuovere l'istituzione di un liceo internazionale a Genova. L'istituto consentirebbe di fare fronte alle richieste delle famiglie degli operatori marittimi esteri che lavorano in città, costrette attualmente ad iscrivere i propri figli ai corsi liceali svolti a Milano.
Soddisfacente anche lo stato di salute dei broker genovesi e italiani. Alessandro Cataldi, rappresentante della categoria in seno all'associazione, ha spiegato che nel settore tanker l'incidente dell'Erika e il conseguente grave inquinamento delle coste francesi ha contribuito ad emarginare le navi substandard e a migliorare il mercato. E' risultato positivo anche l'andamento degli altri comparti del brokeraggio. In futuro in Italia si dovrà però fare i conti con l'eccessivo numero delle società che operano nel settore, sensibilmente superiore a quello delle altre nazioni. Fa eccezione Londra, polo di attrazione dello shipping mondiale. «Parlare di accorpamenti e unioni - ha detto Cataldi - è difficile, e lo sarà fintantoché nelle società saranno presenti i soci fondatori. Il discorso potrà essere differente con l'ingresso dei giovani».
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