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Le prospettive del commercio con l'estero nell'analisi annuale dell'ALCE
Il presidente Ravano ha riportato l'attenzione sul "caso Maersk", affermando la necessità di permettere a qualunque costo alla compagnia danese di insediarsi nel porto di Genova o a Vado
19 giugno 2001
Dopo essere entrata a far parte dell'ASCOM lo scorso 28 febbraio, l'Associazione Ligure Commercio Estero (ALCE), nel corso dell'assemblea annuale che si è svolta oggi nella sede dello Yacht Club Italiano di Genova, ha fatto il punto sull'attività e sulle prospettive delle imprese che operano con l'estero.
La relazione del presidente Giovanni Ravano si è aperta con un'analisi della congiuntura internazionale focalizzata sull'arresto del ciclo virtuoso dell'economia statunitense, ininterrotto dal 1992, che ha provocato ripercussioni a cascata su tutte le economie mondiali, colpendo in particolare, «in quanto maggiormente dipendenti dal grado d'integrazione commerciale, quelle dell'Estremo Oriente, che esportano negli Stati Uniti buona parte della produzione (autoveicoli, elettronica e prodotti tessili)».
Dopo aver delineato i chiaroscuri e le incognite relative all'avvio in Europa del regime monetario unico il prossimo 1° gennaio, Ravano si è soffermato sulla rivoluzione tecnologica e sull'avvento dell'e-commerce: «Internet - ha detto - è un fenomeno positivo nella misura in cui consente di accelerare gli scambi; le imprese del commercio estero non vedono l'insorgere di rischi concreti che possano mettere a repentaglio le loro transazioni, sebbene sarà necessario seguire attentamente l'evoluzione di questo mercato per aggiornare la propria capacità competitiva».
Le imprese del settore, oltre a dover affrontare nuove sfide, devono però fare i conti con questioni annose: «il problema fiscale - ha ricordato il presidente dell'ALCE - è micidiale soprattutto per quanto riguarda le modalità d'impostazione del rapporto e alcune problematiche irrisolte, che spesso ricordano situazioni terzomondiste».
Nella consueta valutazione del rapporto con le dogane, Ravano ha sottolineato come l'iniziativa che ha portato lo scorso anno alla costituzione della "Commissione mista utenti e operatori portuali e pubblica amministrazione sulle tematiche doganali" abbia funzionato e abbia già prodotto qualche risultato apprezzabile su temi molto concreti.
Elemento imprescindibile dell'analisi annuale dell'ALCE è anche la situazione dei porti. «Nel 2000 i porti liguri hanno registrato performances soddisfacenti», ha detto Ravano, sottolineando però che permangono irrisolti alcuni fattori di rischio che potrebbero frenarne lo sviluppo: innanzitutto - ha spiegato «l'organizzazione del lavoro non è ancora al passo con i tempi, per cui la crescita dell'attività rischia di essere fortemente frenata, se non verrà risolto il nodo critico della reale liberalizzazione dell'attività in banchina». «Proprio a Genova - ha ricordato il presidente dell'associazione - la Commissione Europea ha recentemente presentato l'attesa proposta di direttiva sulla portualità, che punta in sintesi ad una maggiore trasparenza, ad ampliare il numero dei fornitori di servizi, a riconoscere la libertà dell'utenza all'autoproduzione del servizio e ad eliminare la riserva del lavoro». «Obiettivi lodevoli - ha commentato - ma perseguiti con misure non coerenti e discutibili, che andrebbero verificate». In tema portuale, Ravano - dopo aver ricordato elementi negativi quali la mancanza di autonomia finanziaria per gli enti portuali e la carenza atavica di infrastrutture logistiche adeguate - ha parlato del "caso Maersk": «se il vettore mondiale leader nella movimentazione dei container chiede di insediare in Liguria il proprio hub mediterraneo - ha affermato - abbiamo l'obbligo non solo morale di trattenerlo a qualunque costo (a Genova o a Vado); sarebbe un delitto non tollerabile lasciarsi sfuggire una simile opportunità a pro di concorrenti vicini quali Livorno e Marsiglia».
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