Oggi la Capitaneria di Porto di Genova, in un comunicato stampa, ha inteso fare chiarezza sulle diverse interpretazioni apparse sulla stampa in merito alla "black list" di navi, pubblicata dalla Comunità Europea, cui rifiutare l'accesso in caso di scalo presso i porti comunitari (
inforMARE del
3 dicembre 2002).
«Va innanzitutto premesso - ha precisato la Capitaneria - che il termine "black list" è utilizzato impropriamente in quanto tale notazione si riferisce esclusivamente alle amministrazioni di bandiera in funzione del risultato complessivo ottenuto dalle proprie navi in sede di ispezione PSC (Port State Control). Per le unità non esiste una specifica lista se non l'elenco di quelle bandite alle quali è precluso l'accesso ai porti unitari. Nel porto di Genova non è mai stata ammessa alcuna nave rientrante nell'elenco delle navi bandite».
«L'Italia, come è noto - prosegue la nota - è firmataria di un accordo internazionale chiamato Memorandum di Parigi, 1982 di cui fanno parte vari Paesi comunitari e non, in forza del quale venne stabilito che gli Stati contraenti si sarebbero impegnati a visitare il 25% delle navi straniere scalanti i propri porti. I criteri con cui selezionare le navi tengono conto del risultato di precedenti ispezioni, della tipologia della nave e del rischio intrinseco della stessa e della bandiera di appartenenza. La Comunità Europea, con la direttiva 95/21/EC del 19 giugno 1995, recepita con decreto ministeriale 19/4/2000 n. 432, ha reso tale accordo uno strumento comunitario con cui perseguire, con sempre maggiore efficacia, l'obiettivo della lotta alle navi substandard. A seguito del disastro
Erika sono state varate ancora nuove disposizioni, note come "pacchetti Erika", tra i cui obiettivi vi sono il rafforzamento e l'implementazione dell'attività ispettiva da svolgere su determinate categorie di navi e il divieto di accesso ai porti comunitari a quelle unità ritenute particolarmente insicure. Tale disposto normativo (direttiva 2001/106/EC) del 19 dicembre 2001 entrerà in vigore a luglio del prossimo anno. Una delle principali novità sarà la messa al bando, vale a dire il divieto di operare nei porti comunitari, delle navi oggetto di ripetuti fermi nel corso degli ultimi due o tre anni e battenti una delle bandiere ricomprese nella "black list", vale a dire quelle con un'alta percentuale di detenzioni».
«A seguito del recente affondamento della
Prestige - ha spiegato la Capitaneria - la competente Commissione Europea per l'Energia e i Trasporti, con un documento COM(2002) 681 final del 3 dicembre 2002, ha rappresentato l'urgenza di dare attuazione alla citata direttiva, ancorché non entrata in vigore, per quanto attiene unicamente all'ispezione obbligatoria di determinate tipologie di nave».
«La Comunità Europea - ha sottolineato la Capitaneria - ha ritenuto quindi di dare un chiaro e forte messaggio agli armatori e agli Stati ricompresi nella "black list" compilando una lista indicativa di navi alle quali sarebbe stato rifiutato l'accesso ai porti comunitari se l'ultimo emendamento alla direttiva fosse già in vigore. Detta lista, si ribadisce, indicativa è stata redatta sulla base delle informazioni fornite dal Paris Memorandum of Understanding of Port State Control e desumibile dal database comunitario Equasis. L'obiettivo dichiarato della Commissione è di stimolare gli armatori e gli Stati in "black list" affinché intraprendano le misure necessarie per riportare le unità entro standard di sicurezza soddisfacenti».
«In particolare - precisa il comunicato - quattro unità ricomprese in detta lista, indicativa e come già detto, mai bandite dalle acque comunitarie, hanno scalato il porto di Genova nell'anno in corso:
Edoil,
Pazar,
Anastasios IV e
Osman Mete. Giova ricordare che due di esse sono rientrate nella predetta lista in mesi successivi al loro arrivo a Genova. Le quattro le navi sopracitate non sono state ispezionate perché già oggetto di visita recente in altri porti Comunitari le cui autorità marittime, pur rilevando varie deficienze, le avevano ritenute idonee alla navigazione. Nessuna di queste navi ha trasporto comunque carichi rischiosi dal punto di vista del pericolo di inquinamento del mare in quanto esse avevano a bordo merci varie e olio vegetale».
«Da rilevare - ha ricordato infine la Capitaneria - che l'Italia negli ultimi tre anni ha consolidato il suo primo posto in Europa per numero di navi ispezionate (2505 con una percentuale del 42,8%) e per navi fermate (ben 404) ossia trattenute nei porti sino all'eliminazione di tutte le deficienze riscontrate. In tale contesto la Capitaneria di Porto - Guardia Costiera di Genova ha fermato 24 delle 192 navi ispezionate nel corso del 2001, distinguendosi per la meticolosità delle visite condotte a fronte delle circa 1.200 irregolarità riscontrate. Nell'anno in corso la Guardia Costiera italiane ha fermato 300 navi di cui 23 a Genova dove sono state rilevate complessivamente più di 1.200 deficienze nel corso di 170 ispezioni. Particolarmente eclatante, come ampiamente riportato dalla stampa, e stato il fermo nel porto di Genova della chimichiera
Stripe, di bandiera norvegese, di circa 20.000 tonnellate di stazza, che dopo 43 giorni di soste e lavori a seguito dell'ispezione degli ufficiali della Capitaneria di Porto di Genova, e stata autorizzata ad un singolo viaggio in zavorra per la demolizione».