Ieri la holding pubblica SEPI (Sociedad Estatal de Participaciones Industriales) e i sindacati, dopo quattro mesi di trattative, hanno raggiunto un accordo sul futuro del gruppo navalmeccanico spagnolo IZAR, che corre il rischio di fallire dovendo restituire - come stabilito dalla Commissione Europea - gli ingenti aiuti ricevuti dallo Stato (
inforMARE del
27 luglio 2004).
L'accordo prevede la sopravvivenza sia della divisione militare che di quella civile di IZAR. L'attività militare sarà concentrata in una nuova società denomina New IZAR, che inizierà ad operare il prossimo 1' gennaio e potrà essere attiva anche nella produzione civile a seconda delle condizioni del mercato, limitando però tale produzione - ha spiegato SEPI - «al 20% del fatturato totale realizzato nell'arco di dieci anni, per soddisfare le condizioni previste dalla Commissione Europea».
La New IZAR sarà controllata interamente da SEPI e disporrà degli stabilimenti e delle attuali attività che il gruppo IZAR svolge attualmente a Ferrol, Fene, Cartagena, Puerto Real, San Fernando, Cadice, nonché del quartier generale di Madrid. New IZAR focalizzerà l'attività sullo sviluppo di nuovi prodotti e sistemi per la Marina Militare spagnola e per i suoi alleati.
Inoltre - ha precisato SEPI - l'intesa prevede che, per salvare la divisione civile (che comprende i cantieri di Siviglia, Gijón, Sestao e Manises), «IZAR entri in un processo di liquidazione ordinata, una volta separata l'attività militare». Nel corso di questa procedura si provvederà alla restituzione degli aiuti dichiarati incompatibili dalla Commissione Europea. La liquidazione sarà avviata il prossimo 31 dicembre, in coincidenza con la chiusura dell'esercizio del gruppo. Nel corso della procedura si cercherà di vendere le attività civili che non saranno trasferite a New IZAR. Durante questo periodo i centri e gli stabilimenti non trasferiti alla nuova società che si occuperà di produzione militare rimarranno ad IZAR, con SEPI che garantirà «i diritti dei lavoratori e la esecuzione dei contratti in corso».
L'intesa prevede anche l'incentivazione dei prepensionamenti e degli esodi volontari. Secondo le previsioni i prepensionamenti riguarderanno circa 4.100 lavoratori sui 10.700 che fanno parte del gruppo.