I terminalisti portuali italiani bocciano la seconda proposta di direttiva sull'accesso al mercato dei servizi portuali presentata dall'ex commissario europeo ai Trasporti, Loyola de Palacio, ed ereditata dal suo successore Jacques Barrot (
inforMARE del
13 ottobre 2004), e ne chiedono la cancellazione.
Assologistica, Assiterminal e Fise, le tre associazioni che rappresentano i più importanti terminalisti portuali italiani, hanno definito una posizione comune sulla proposta di direttiva ed hanno inviato un documento al commissario europeo Barrot , al presidente della commissione Trasporti del Parlamento europeo, Paolo Costa , al ministro italiano delle Infrastrutture e dei Trasporti, Pietro Lunardi, ed ai presidenti delle Regioni marittime italiane. Il documento è stato inviato anche alle organizzazioni imprenditoriali ed a quelle sindacali nazionali ed europee.
Assologistica, Assiterminal e Fise hanno sottolineato «l'inopportunità di una direttiva che non tiene in alcuna considerazione le specificità nell'organizzazione dei porti che si sono storicamente determinate in Europa pur rispondendo a comuni criteri di mercato». «Inoltre - hanno rilevato le tre associazioni - gli strumenti prefigurati nella direttiva risultano in contrasto con le norme di legge che regolano attualmente le autorizzazioni le concessioni e gli affitti nei porti europei, cancellano contratti e concessioni liberamente sottoscritti da autorità pubbliche o da soggetti privati, creano condizioni di insicurezza nelle aziende tali da determinare il blocco degli investimenti almeno per tre , quattro anni». «È difficile per le associazioni dei terminalisti - hanno aggiunto Assologistica, Assiterminal e Fise - comprendere la logica che ha spinto il commissario a presentare la bozza, peraltro predisposta dal precedente commissario, al punto che ne chiedono la cancellazione. In ogni caso le associazioni hanno predisposto specifici emendamenti nel caso che la procedura andasse avanti».
Secondo le tre associazioni, infine, «la direttiva, che ha tra i suoi obbiettivi quello di aumentare il numero degli imprese portuali in competizione, sarebbe - al momento - particolarmente dannosa in Italia, Paese nel quale le aziende esistenti nei numerosi porti si contendono con basse tariffe traffici insufficienti a soddisfarle tutte».