Avevamo deciso di non continuare a riempire le pagine telematiche del nostro giornale di notizie sul terzo valico ferroviario tra Genova e Milano. Lo avevamo deciso perché non intendevamo continuare a prendere in giro i nostri lettori e perché volevamo che la nostra voce non contribuisse a confermare gli alibi di politici e di autorità dotati di una spiccata vocazione all'uso dei mezzi di comunicazione, ma sprovvisti del talento necessario per risolvere i problemi della comunità.
Stamani è giunta una conferma: la nostra decisione non era del tutto sbagliata. Nel corso della conferenza stampa svoltasi a mezzogiorno nella sede della Camera di Commercio di Genova è stato rivolto un appunto ai mezzi di comunicazione: quello di aver relegato i progetti infrastrutturali per la Liguria in minuscoli trafiletti, in articoli nascosti tra decine di altri. Un'accusa fantastica. Soprattutto quando l'infrastruttura in questione è il terzo valico.
Del terzo valico si parla da decenni. Da anni la stampa ne parla. Da decenni i giornali annunciano l'approvazione di progetti, l'apertura o l'inaugurazione di cantieri o il reperimento di risorse finanziarie per realizzare la linea ferroviaria. Queste notizie non sono inventate. Né sono scoop di qualche articolista che è riuscito ad ottenere informazioni prima dei colleghi. Sono invece frutto di annunci ufficiali di ministri o di amministratori di enti locali.
È vero: il terzo valico (e il nodo autostradale di Genova, l'altro tema della conferenza stampa) non sono né di destra né di sinistra, come hanno sottolineato stamani gli esponenti della giunta camerale genovese. Infatti quei ministri e quegli amministratori locali che, forse con troppa fretta, avevano dato l'opera per fatta appartengono ancora oggi sia ad uno schieramento che all'altro.
È vero nondimeno che la missione della stampa è di informare i cittadini, che abbiano o meno cariche politiche od istituzionali. È però del tutto sbagliato che si chieda alla stampa di fare ciò che dovrebbe essere fatto dalle autorità. Sono queste autorità (nel senso etimologico della parola) che hanno il potere o il credito necessario per decidere la sorte di opere infrastrutturali come il terzo valico senza farle calare sulla comunità come un'astronave. Queste autorità (perché elette dalla comunità dei cittadini, degli imprenditori o della politica) hanno il dovere di confrontarsi direttamente per risolvere i problemi, senza utilizzare i mezzi di informazione per dialogare o litigare.
Certo: è necessario comunicare, creare consenso, manifestare dissenso o talvolta insultarsi a mezzo stampa. Ciò - nel caso del terzo valico - è avvenuto per troppo tempo, evidentemente senza risultati. Le autorità hanno invece l'obbligo di parlarsi, di compiere il lavoro per il quale sono state delegate con il voto o con la nomina.
Per questo è inammissibile chiedere alla stampa di sollecitare le autorità o i politici. La stampa deve informare, non farsi portavoce.
Capiamo però l'esasperazione degli imprenditori. Alla vigilia di elezioni - le ennesime - che paralizzano la vita politica, ma anche quella finanziaria ed economica, gli imprenditori apprendono sgomenti che il terzo valico non figura nel programma di governo del centrosinistra, anche se il diessino Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria, dice che non è stato incluso perché lo si dava per fatto.
«Se vi abbiamo chiamato - ha ammesso il presidente della Banca Carige, Giovanni Berneschi, rappresentante del settore creditizio in giunta camerale - c'è un motivo: è perché non se ne può più».
Non sapendo evidentemente chi sarà il prossimo inquilino di Palazzo Chigi, la giunta camerale sollecita intanto il governo di centrodestra ad approvare rapidamente il terzo valico e il nodo autostradale, opere che devono ottenere il via libera del Comitato interministeriale di programmazione economica e che - ha sottolineato il presidente della Camera di Commercio di Genova, Paolo Odone - «sono fondamentali per il rilancio». «Il settore delle infrastrutture - ha aggiunto - va preso responsabilmente in mano. Bisogna sentire tutti, ma chi deve decidere decida. Non vorrei che qualcuno sfruttasse il momento elettorale per portare avanti tesi contro i cittadini, contro le imprese».
«Chiedo - ha detto il rappresentante degli industriali, Marco Bisagno - che i due schieramenti si pronuncino su questi temi, ma sui tempi, non con promesse». «Senza queste opere - ha proseguito - diventeremo una bellissima Sanremo e strapperemo il festival della canzone alla città del ponente». «Queste opere - ha concordato Berneschi - le facciano dove vogliono, ma le facciano. Credo che di progetti ne siano stati fatti fin troppi. Questa città si sta avvitando su se stessa». «La ricerca del consenso totale - ha aggiunto Bisagno - è un freno. Le opere che servono scontentano qualcuno».
Tra l'altro la salute delle aziende genovesi e liguri non è affatto buona. «Quello che di buono si vede - ha rilevato Berneschi - è la punta dell'iceberg. Se emergerà la parte sommersa allora sarà un disastro».
Noi rilanciamo l'appello della Camera di Commercio, ma chiediamo che "chi di dovere" si parli. È loro la responsabilità.
Bruno Bellio