Oggi le Sezioni Industria Cantieristica Navale e Terminal Operators di Confindustria Genova hanno espresso in un comunicato piena solidarietà al presidente dell'associazione degli industriali genovesi, Marco Bisagno, «per le coraggiose prese di posizione a tutela degli interessi della portualità genovese».
Gli operatori dei settori cantieristico e terminalistico, riferendosi alle dichiarazioni rilasciate ieri alla stampa dal presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Giovanni Novi, relative al pagamento dei canoni demaniali delle aziende di costruzione e riparazione navale (
inforMARE del
3 gennaio 2007), hanno sottolineato che «i rapporti economici tra Autorità Portuale di Genova ed aziende di costruzione riparazione navale titolari di licenza di esercizio del ramo industriale sono disciplinati da un accordo in tema di canoni demaniali tra Confindustria Genova ed Autorità Portuale del 1996, accordo formalmente recepito ed approvato dal Comitato Portuale nella seduta del 29 novembre 1996». «Tale accordo - hanno ricordato - fissa gli importi dei canoni demaniali, importi che annualmente vengono aggiornati in base agli indici Istat. Tali importi oggi risultano essere € 5,34/mq. per le aree coperte ed € 2,67/mq. per le aree scoperte (vd. decreto dell'Autorità Portuale n. 1467 del 29 dicembre 2006)». «Autorità Portuale - hanno precisato - verifica inoltre, con cadenza annuale, il permanere in capo alle aziende titolari di licenza dei requisiti necessari per il rinnovo della licenza medesima. Ad oggi le aziende autorizzate sono 95».
«Si aggiunga infine - prosegue il comunicato - che le aziende di costruzione e riparazione navale titolari di licenza di esercizio corrispondono all'ente portuale una maggiorazione del 15% dei canoni demaniali per la copertura dei costi relativi ai servizi comuni. Gli importi dei canoni demaniali di cui all'accordo del 1996 sono stati determinati sulla base della circolare del ministero dei Trasporti del dicembre 1995 che prevedeva, tra l'altro, un valore di riferimento pari a € 0,92/mq., valore decisamente inferiore a quello previsto dall'accordo vigente nel porto di Genova».