Lo sviluppo delle attività portuali in Italia è frenato dall'atteggiamento tipico del comportamento Nimby (Not in my back yard), che si scontra con una situazione del tutto diversa in nazioni vicine come ad esempio la Spagna. Lo ha detto il presidente di Federagenti, Umberto Masucci, intervenendo al convegno "Savona: costruire il futuro. Porto e logistica, risorse per il territorio", svoltosi martedì scorso a Savona, che è stato organizzato da Isomar, Unione Utenti del porto di Savona - Vado e Maestrale Savona.
Questa differenza di atteggiamento ha dato origine a diversi ritmi di crescita: l'attività portuale italiana - ha rilevato il presidente di Federagenti - è cresciuta del 2,1%, mentre quella spagnola è cresciuta 9,2%.
La legge 413 - ha detto Masucci - ha attivato molti miliardi di investimenti con solo il 55% realmente attivato: anche questo è il segno di un dinamismo debole su cui Federagenti esprime forte preoccupazione. Savona - ha osservato - ha dimostrato, a fronte di troppi enti portuali e troppi investimenti isolati, di dare dei segnali di efficienza significativi, soprattutto perché punta su una logica incoraggiante "di squadra".
Da parte sua il presidente di Maestrale Savona e di Isomar, Gerardo Ghiliotto, ha posto in evidenza la necessità di promuovere una maggiore sensibilità pubblica rispetto ad una realtà, quella portuale savonese, che impiega oltre 2.300 addetti diretti, che triplicano se si considera l'indotto, e contribuisce insieme agli altri porti del sistema ligure a importare oltre il 50% delle merci, originate o destinate ai mercati del nord Italia e centro Europa che giungono in Italia via mare.
Secondo Carlo Ruggeri, assessore della Regione Liguria all'urbanistica, le realizzazioni dei piani regolatori portuali consentono di stare al passo delle esigenze del trasporto marittimo,
portando la capacità del sistema ligure da tre a sei milioni di container.