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- La Confederazione Italiana Armatori (Confitarma) propone il varo di una legge speciale per rilanciare le infrastrutture portuali italiane. Lo ha detto oggi il presidente degli armatori privati italiani, Nicola Coccia, nel corso del convegno “Economia del mare, gli operatori e i professionisti a confronto” organizzato dall’ACB Group presso la nuova Stazione Passeggeri di Trieste.
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- «Se l’Italia continuerà a rimandare le necessarie scelte di sistema - ha osservato Coccia - l’incremento dei traffici nel Mediterraneo previsto per i prossimi 5-10 anni, favorirà altri Paesi, come la Spagna. Occorre quindi sviluppare la logistica portuale, retroportuale e in-land, procedere celermente all’approvazione dei piani regolatori portuali, dare il via al dragaggio dei fondali dei maggiori porti italiani».
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- Coccia ha sottolineato come, nell’ambito della globalizzazione dei mercati mondiali, il settore marittimo rappresenti la «cinghia di trasmissione dell’intero sistema economico». In Italia, con 36,5 miliardi di euro il cluster marittimo rappresenta il 2,7% del prodotto interno lordo nazionale, di cui il 53% è imputabile al trasporto via mare. Negli ultimi anni gli armatori italiani hanno investito oltre 27 miliardi di euro in nuove costruzioni e si prevede che la flotta mercantile italiana nel 2010 raggiungerà i 20 milioni di tonnellate.
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Il presidente della Confitarma si è soffermato sulle previsioni di aumento dei traffici mondiali e sul ruolo del Mediterraneo nel futuro scenario europeo ed internazionale, evidenziando che tra il 2010 e il 2015, la domanda di servizi portuali per container del Mediterraneo supererà quella del Nord Europa grazie alla crescita record degli hub di transhipment. «Tali previsioni - ha rilevato - vanno analizzate alla luce di due importanti eventi: il prossimo ampliamento del Canale di Suez, grazie al quale il 92% delle unità mercantili mondiali potranno utilizzare tale rotta in quanto sarà consentito il transito anche alle grandi petroliere con capacità da 200.000 a 300.000 tonnellate; nonché le strategie messe in atto dai grandi container carrier i quali hanno commissionato ai cantieri 303 navi superiori agli 8.000 teu, di cui ben 160 superiori ai 10.000 teu. Ciò significa che entro il 2010 la capacità della flotta mondiale di navi portacontenitori salirà da 10 a 16 milioni di teu». «Tutto ciò - ha aggiunto - rappresenta un’importante opportunità ma anche un campanello d’allarme. Infatti, l’affermarsi di nuovi poli portuali nel Mediterraneo centrale, ove oggi i porti italiani giocano un ruolo di primo piano grazie soprattutto alla loro posizione geografica, obbliga il nostro Paese ad attivarsi per non perdere il treno dello sviluppo e con esso il ruolo di porta d’ingresso del sud Europa a favore di altri paesi, in primis la Spagna».
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- «Purtroppo, salvo rarissime eccezioni, quali il progetto del terminal Maersk di Savona, la Darsena est di Napoli, il nuovo terminal di Ravenna e la Darsena Europa di Livorno - ha detto Coccia - la portualità italiana è congelata. La maggior parte dei porti a tutt’oggi non è dotata di piani regolatori, e ciò rischia di impedire la realizzazione di nuove infrastrutture».
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- «Il fattore tempo - ha concluso il presidente della Confitarma - diventa quindi essenziale, al punto da chiedersi se non sia necessaria una legge speciale che consenta di imprimere una brusca accelerazione ai progetti di potenziamento infrastrutturale dei porti, sfruttando anche i nuovi strumenti di finanza determinati dalla possibilità di utilizzare anticipatamente il gettito potenziale che sarà generato da questi impianti».
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