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Federmar-Cisal è nettamente contraria alla privatizzazione della Tirrenia con scorporo delle società minori
Secondo il sindacato, tale operazione avrebbe «risultati decisamente negativi per le casse dello Stato»
20 novembre 2007
La Federmar-Cisal ha espresso oggi il proprio «netto dissenso al progetto di privatizzare la Tirrenia scorporando dal gruppo le società minori per affidarle alle rispettive Regioni». «Tale ipotesi, molto gradita alla Confitarma - ha osservato il sindacato - diverrebbe unicamente una privatizzazione a metà con risultati decisamente negativi per le casse dello Stato: infatti, appare evidente che il valore di mercato dell’intero gruppo sarebbe deprezzato a causa del suo spezzettamento mentre finirebbero per continuare a pesare sull’erario gli oneri di un servizio pubblico, quello dei collegamenti con le isole minori, tramite l’assunzione dello stesso da parte delle Regioni interessate».
Per il sindacato, la Confitarma «tenta un’operazione di acquisizione di una società, la Tirrenia per l’appunto, e del suo patrimonio di navi e di attività remunerative ad un prezzo stracciato, chiedendo il mantenimento nella mano pubblica di una quota non indifferente del suo pacchetto azionario, il 49%, nonché di procedere alla suo acquisto in un momento di scarsa appetibilità dell’azienda, cioè a convenzioni non ancora formalizzate».
«Sorprende - ha sottolineato Federmar-Cisal - che il governo si presti a queste manovre, dimostrando in ciò scarsa coerenza e palese contraddizione con le decisioni a suo tempo dallo stesso assunte per avviare il processo di privatizzazione della flotta pubblica (estensione delle convenzioni al 2012, verifica e compatibilità del piano industriale, unicità del gruppo).
Il sindacato teme che «una privatizzazione affrettata del Gruppo Tirrenia a risanamento economico e strutturale ancora in corso possa compromettere il mantenimento dei posti di lavoro sia del personale di terra che, soprattutto, di quello navigante. La Confitarma - secondo Federmar-Cisal - cerca di minimizzare questo problema ma, tenuto conto della tabula rasa che in questi anni gli armatori privati hanno fatto dell’occupazione dei marittimi italiani a bordo delle loro navi per imbarcare i lavoratori extracomunitari a basso salario, risulta un interlocutore del tutto inaffidabile e pertanto quello della salvaguardia dell’occupazione è un argomento che dovrà trovare le dovute garanzie a livello politico nell’ambito della trattativa per la futura privatizzazione».
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