- Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare, diceva John Belushi. È il medesimo spirito con cui Luigi Merlo affronta il nuovo incarico di presidente dell'Autorità Portuale di Genova.
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- D'altronde quando è in atto una guerra nessuno ha voglia di festeggiare, tranne i perdenti quando sanno di avere perso. Merlo non è e non vuole essere un perdente. Vae victis. Quindi l'investitura non poteva che essere di tono dimesso. Nessuna cerimonia, quindi.
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- Stamani all'ingresso di Palazzo San Giorgio stazionavano ancora le auto dei funzionari della Guardia di Finanzia che continuano a setacciare gli uffici dell'ente portuale alla ricerca di documenti utili per l'inchiesta giudiziaria che ha portato agli arresti domiciliari di Giovanni Novi, l'ex primo inquilino del Palazzo del porto (inforMARE del 4 febbraio 2008). Un'indagine che coinvolgerebbe altri esponenti del mondo portuale, ma che sinora sembra essere singolarmente incentrata solo sull'ente che lo gestisce e sul suo ex presidente. Però la guerra è ancora in atto e attendiamo sviluppi.
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- Sì, perché di guerra si tratta. L'unica presenza a fianco di Merlo non poteva che essere quella di un esponente delle forze armate: il direttore marittimo della Liguria e comandante della Capitaneria di Porto di Genova, l'ammiraglio Ferdinando Lolli, unico rappresentante delle istituzioni presente all'atto dell'insediamento del nuovo presidente del porto.
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- La guerra ha fatto delle macerie e Merlo vuole avviare la ricostruzione. Un solo sguardo a quello che ormai è un passato che molti vogliono già archiviare: «ho piena fiducia - ha detto il neopresidente - nel lavoro che la magistratura sta compiendo e, nel contempo, sono vicino umanamente e cristianamente a Giovanni Novi e alla sua famiglia».
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- Ma anche l'ex assessore ai Trasporti della Regione Liguria vuole voltare pagina, non tanto per minimizzare i danni di un terremoto giudiziario di cui ancora nessuno conosce l'entità e la gravità, ma soprattutto perché ritiene superato il modello gestionale che sinora ha governato il porto.
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- Merlo ha annunciato di voler «avviare una nuova fase per il porto di Genova». «Sono consapevole - ha aggiunto - del grande e difficile compito che mi attende». Un incarico che inizierà con l'obiettivo di «recuperare orgoglio e credibilità internazionale». Queste - ha precisato - «sono le priorità assolute del mio mandato».
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- Secondo il nuovo presidente dell'ente, per far collimare il mirino con il suo obiettivo è necessaria una profonda ristrutturazione del modello portuale genovese che - ha spiegato - «a mio avviso è in parte inadeguato, sorpassato e sclerotizzato».
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- Prima però ci sono da affrontare le emergenze. Innanzitutto il problema VTE, il container terminal di Voltri bloccato da giorni per le disfunzioni causate dall'introduzione di un nuovo sistema informatico. Quindi «l'emergenza dogane».
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- Sono solo due delle spine che azzoppano il porto di Genova. Ma il nuovo presidente è consapevole che sono due tra le mine che non può disinnescare da solo. Ha quindi chiesto a tutti «toni pacati e sobrietà per il bene del porto».
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- Superata la prima emergenza e messa mano ad altri problemi tra cui «le ferrovie in ambito portuale, i retroporti, l'autotrasporto e i dragaggi», l'agenda di Merlo prevede la promozione di «momenti di riflessione con le istituzioni, in particolare con il Comune». Il sindaco Marta Vincenzi non ha gradito affatto la nomina di Merlo a discapito del candidato Paolo Costa espresso dall'amministrazione comunale (inforMARE del 14 dicembre 2007). È quindi del tutto evidente la necessità di siglare un armistizio con Palazzo Tursi, nel quale Merlo auspica di avere un incontro chiarificatore e riconciliatore.
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- Tuttavia le premesse rivelano quanto sia difficile ricucire il rapporto con il nuovo sindaco. Marta Vincenzi non vuole altro “cemento” in porto. Merlo intende innanzitutto «migliorare l'utilizzo degli spazi esistenti», ma ritiene che «per avere nuovi grandi operatori internazionali sia necessario pensare a nuovi spazi». «Le istituzioni - ha osservato - devono una volta per tutte decidere cosa fare del waterfront e del progetto di Renzo Piano». L'evoluzione da affresco a progetto del disegno dell'architetto, che ha caratterizzato tutto l'arco del mandato dell'ex presidente Novi, si è infatti conclusa senza alcuna indicazione da parte delle istituzioni sull'opportunità di seguire la strada indicata da Piano.
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- Nuove aree - secondo Merlo - potrebbero essere recuperate anche tra quelle dismesse dalle acciaierie di Riva: «bisogna verificare - ha detto - se l'intesa per Cornigliano è tuttora valida o se ci sono spazi da recuperare al porto».
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- Un altro appuntamento nell'agenda del nuovo presidente è quello con gli operatori internazionali. Infine lo sguardo si alzerà per abbracciare l'intero scenario della portualità italiana. In attesa di questo momento Merlo ha già lanciato un appello alle forze politiche per «avviare la riforma della legge 84/94 sui porti» e per mettere mano alle infrastrutture («terzo valico e non solo»).
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- La gestione del porto targata Merlo inizia in salita, nel momento in cui il porto di Genova ha messo in mostra parte della cancrena da cui è affetto. Secondo il neopresidente «l'Autorità Portuale può svolgere una funzione centrale». Per dare autorevolezza all'ente Merlo non intende guardare in faccia nessuno, nemmeno le società che operano in porto che già Giovanni Novi aveva messo sotto esame. Si intravvede infatti una continuità d'azione nell'ipotesi di Merlo di costituire «una commissione ad hoc per la verifica dei piani d'impresa» dei concessionari.
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- C'è, insomma, voglia di mettere ordine. Merlo vuole arieggiare anche le sale di Palazzo San Giorgio scegliendo come nuovo segretario generale «una figura che oggi non appartiene all'ente».
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Bruno Bellio
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