- Tra le priorità del mandato di Giovanni Cerruti alla presidenza dell'Associazione Agenti Raccomandatari Mediatori Marittimi Agenti Aerei di Genova (Assagenti) figurano innanzitutto le emergenze del porto del capoluogo ligure: la carenza di spazi, a cui si cerca di dare una risposta con il progetto del retroporto; le manovre ferroviarie in porto, annoso cruccio degli operatori che lavorano con lo scalo, e l'efficienza delle dogane, problema che però - ha ammesso Cerruti - è avvertito con maggior urgenza dai “cugini” spedizionieri.
-
- Ma in agenda ci sono anche altri temi cari alla categoria degli agenti, come quello della formazione, e le priorità dell'intero settore marittimo-portuale, come il dibattito sulla rivisitazione della legge 84/94 di riforma portuale, sul tetto agli investimenti delle Autorità Portuali (sarebbe un disastro - ha rilevato - l'eventuale reintroduzione del limite di spesa al 2%) e sul federalismo fiscale.
-
- Cerruti ha auspicato che la voce dell'associazione venga ascoltata dalle istituzioni. «Vedremo - ha aggiunto - se saremo abbastanza autorevoli da farci ascoltare».
-
- Comunque il neopresidente di Assagenti è ottimista ed ha motivato le ragioni della sua fiducia nel corso di un incontro con la stampa svoltosi stamani nella sede dell'associazione. «Il mio predecessore, Filippo Gallo (che nei giorni scorsi è stato nominato presidente di Federagenti, ndr) ha dovuto affrontare situazioni molto difficili e - ha rilevato - ha saputo guidare con perizia l'associazione in un momento molto delicato, da cui il porto di Genova è uscito con un'immagine non positiva a livello internazionale». Ora - secondo Cerruti - le acque sono più calme e «siamo in fase di rinascita».
-
- Innanzitutto - ha spiegato - «c'è stata una svolta molto importante nel porto di Genova», con l'avvento di un nuovo presidente, Luigi Merlo, «molto attivo» e con il quale «c'è un'assoluta condivisione di vedute». La scelta di porre l'ex assessore regionale ligure ai Trasporti alla guida della Port Authority - ha aggiunto - «ci sembra azzeccata, anche se ovviamente non diamo firme in bianco a nessuno».
-
- Cerruti condivide le strategie di sviluppo del porto delineate da Merlo nell'ultimo piano operativo triennale approvato recentemente dal Comitato Portuale (inforMARE del 28 aprile 2008 e “Forum dello shipping e della logistica”).
-
- Condivide anche l'ipotesi di insediare il retroporto presso lo scalo ferroviario di Alessandria, sito designato dopo un lungo esame da parte di enti e istituzioni pubbliche. «È una soluzione per un periodo a medio-lungo termine - ha puntualizzato - e deve essere considerata un'estensione delle banchine». Analogo è il parere più volte espresso dal rappresentante dei terminalisti genovesi, Luigi Negri, secondo cui le aree retroportuali devono essere affidate agli operatori che movimentano le merci sulle banchine del porto. Cruciale, per il successo dell'iniziativa - ad avviso di inforMARE - è individuare chi dovrà sostenere gli oneri per spostare le merci dalle banchine portuali al retroporto. Nessuno ha ancora affrontato il problema. Secondo Cerruti, è «prematuro» farlo. Secondo noi, no. Anzi, come sovente accade, così facendo si rischia di portare avanti un progetto per accorgersi che è poco sostenibile quando ormai non rimane che scegliere tra due opzioni: proseguire con l'iniziativa, con risultati economicamente negativi e quindi con immediate ripercussioni sull'efficienza del sistema, oppure abbandonarla senza lamentarsi troppo per l'ennesima perdita di tempo, di energie e di risorse. Cerruti ipotizza: una parte di tali oneri «dovrebbe essere coperta dai terminalisti, una parte dai ricevitori della merce ed una parte presumibilmente dall'Autorità Portuale». Questa ipotesi - osserviamo noi - implicherebbe inevitabili aumenti delle tariffe: ne farebbero le spese la merce e di riflesso la competitività del porto. Certo: una soluzione va trovata, visto che - come ha ricordato il presidente di Assagenti - a Genova la sosta media dei container sui piazzali può essere di 13-14 giorni contro i 3-4 giorni dei porti nordeuropei. Ma rimaniamo del parere che la questione dei costi determinati dallo sfruttamento del retroporto debba essere affrontata subito. Inoltre dubitiamo che i terminalisti, se da un lato sono disposti a nuovi investimenti per l'affitto degli spazi retroportuali, dall'altro intendano farsi carico dei costi di trasferimento della merce e di un'attività che non fa parte del loro DNA.
-
- Sempre in tema di aree terminalistiche, Cerruti ha confermato che l'associazione non effettuerà un'azione di “class action” contro il Voltri Terminal Europa (VTE) per recuperare i danni causati dalle difficoltà operative che hanno caratterizzato nei mesi scorsi l'attività del terminal genovese. Tale iniziativa è stata sconsigliata dai legali interpellati da Assagenti, né risulta che sia stata avviata da altre organizzazioni o dall'Autorità Portuale. «Sui singoli documenti - ha precisato - eventualmente ogni singola compagnia potrà fare una sua azione per il recupero dei danni».
-
- Cerruti ha evidenziato anche la necessità che il porto sfrutti in maggiore misura i mezzi informatici «per svolgere funzioni che vengono ancora eseguite fisicamente». Inoltre, sul fronte turistico, il presidente ha detto che Assagenti «seguirà con molta attenzione la totale privatizzazione del terminal crocieristico» ed ha precisato che l'associazione è fautrice di «un discorso di pluralismo» e quindi all'ipotesi che più vettori possano operare a condizioni paritetiche.
-
Bruno Bellio
|