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Confitarma, dal cluster marittimo alla Global Maritime Community
Gli armatori della Confederazione ribadiscono la necessità di privatizzare la Tirrenia
8 luglio 2008
Il cluster dell'industria marittima, modello chiuso entro confini nazionali, non è più sufficiente per consentire la crescita degli armatori privati italiani. La Confederazione Italiana Armatori (Confitarma) ritiene sia giunto il momento di passare da tale ambito, funzionale per affrontare la sfida della globalizzazione, ad un nuovo sistema integrato, quello della “Global Maritime Community”, che consenta all'armamento italiano di progredire in un mondo che è ormai globalizzato. Modello a cui Confitarma s'ispira è la Dubai Maritime City, che si propone di diventare un nuovo centro dell'industria marittima mondiale.
Il nuovo obiettivo è stato presentato oggi dal presidente della Confederazione, Nicola Coccia, nel corso dell'assemblea dell'associazione armatoriale che si è svolta al Palazzo Ducale di Genova e che era inserita nella prima giornata della “48 Ore del Mare”, che quest'anno Confitarma ha organizzato nel capoluogo ligure.
La sfida della globalizzazione - ha sottolineato Coccia - è stata vinta dagli armatori italiani grazie anche all'indispensabile sostegno all'industria apportato dall'istituzione del Registro internazionale, di cui oggi è stato celebrato il decennale. Un'iniziativa - ha evidenziato - che «ci ha restituito l'orgoglio di non ammainare la bandiera italiana».
Al Registro internazionale - ha confermato il past president di Confitarma, Aldo Grimaldi - si deve il salvataggio del settore dopo la crisi che ha caratterizzato gli anni '70 e '80, un periodo nel quale «gli armatori disarmavano navi per non andare sotto le “bandiere di necessità”». Non sono stati introdotti «né sussidi né prebende» - ha precisato il past president della Confederazione, Paolo Clerici - ma si è posto l'armamento italiano nelle medesime condizioni di competitività dei concorrenti europei e internazionali.
La relazione di Coccia all'assemblea, che pubblichiamo nella rubrica “Forum dello Shipping e della Logistica”, evidenzia come il Registro internazionale - la cui genesi è stata ricordata dall'allora ministro dei Trasporti, Claudio Burlando, attuale presidente della Regione Liguria - abbia consentito di raddoppiare la consistenza della flotta italiana, che è salita a 14 milioni di tonnellate di stazza lorda e che sta andando verso i 20 milioni di tonnellate.
La relazione sottolinea anche le attuali criticità del settore armatoriale italiano e i nodi ancora da sciogliere. Una delle principali anomalie - secondo Confitarma - è costituita dalla presenza nel mercato del gruppo pubblico Tirrenia. La Confederazione ribadisce nuovamente l'esigenza di privatizzare l'azienda armatoriale di Stato. «Prevedere, come fa l'iniziativa governativa ora al vaglio del Parlamento - osserva Coccia nella relazione - il passaggio a titolo gratuito del pacchetto azionario delle società regionali dalla Tirrenia alle Regioni non sposta minimamente i contenuti del problema». Del medesimo avviso si è dichiarato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, che ha precisato di aver avuto conferma che le Regioni non vogliono farsi carico della Tirrenia. Lo stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un messaggio inviato a Confitarma, ha ribadito che «il governo è d'accordo. Per questo, con il recente Dpef - ha precisato - ha disposto di attivare tempestivamente il processo di privatizzazione della Tirrenia. Parimenti - ha aggiunto il premier - sarà collocata in Borsa la Fincantieri, impresa che ha tenuto alto in Europa il prestigio della cantieristica navale italiana, con un'attività che so apprezzata dagli armatori privati».
Da parte sua il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha confermato l'impegno dell'esecutivo per lo sviluppo delle opere infrastrutturali, necessarie per fare dell'Italia la porta logistica dell'Europa sul Mediterraneo.
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