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Le difficoltà della vita delle donne di mare evidenziate da uno studio dell'Ipsema
Il 49,5% delle “marittime” sono soddisfatte del proprio lavoro, il 45,3% solo in parte e il 5,2% per nulla
17 luglio 2008


Oggi a Roma l'Ipsema (Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo) ha presentato lo studio “Donne al Timone” sulle condizioni di lavoro, aspettative e bisogni delle lavoratrici del settore marittimo, che è stato curato dal Comitato Pari Opportunità dell'istituto.

L'obiettivo dell'Ipsema è stato quello di realizzare un'indagine mirata a definire le caratteristiche del ruolo delle donne marittime all'interno di tale settore rilevandone problematiche ed aspettative, nonché a conoscerne le condizioni di lavoro, le discriminazioni cui sono eventualmente sottoposte, in relazione alle particolari situazioni ambientali in cui vivono e alla peculiarità propria del lavoro marittimo.

Il ritratto della lavoratrice marittima che emerge dall'analisi effettuata, è di una donna forte fisicamente e caratterialmente, determinata, coraggiosa, intraprendente e tenace, capace di gestire lo stress e la solitudine durante l'imbarco, con grandi doti di adattamento e di interazione soprattutto attitudine e predisposizione ai rapporti interpersonali. Le marittime intervistate risultano consapevoli delle qualità che deve avere una donna che lavora sul mare, dalla professionalità alla motivazione, passando per la cortesia e l'efficienza, doti che naturalmente si pretende siano presenti anche nelle persone con cui si interagisce.

Il campione intervistato comprende per lo più donne che risultano imbarcate su navi di grossa stazza, superiore alle 10.000 tonnellate. La maggior parte sono navi passeggeri destinate per il 57,6% alle crociere e per il 27,4% al trasporto. Questo tipo di navi è caratterizzato da un grande numero di personale a bordo e dalla presenza di lavoratori di diversa nazionalità. Le navi passeggeri, infatti, sono quelle che assorbono la quasi totalità dell'offerta di lavoro marittimo. Le donne, inoltre, rappresenterebbero quasi la metà del personale a bordo di questa tipologia di imbarcazioni. Dalle risposte date dalle intervistate, infatti, risulta che in media le donne costituiscono circa il 40%.

La maggior parte delle persone intervistate è di nazionalità italiana (63,0%). Le restanti provengono per metà dall'Asia (Filippine e Indonesia) e per un quarto dal Sud America, mentre spicca comunque un 14,1% proveniente dall'Europa occidentale, soprattutto da Inghilterra, Francia e Germania. La diversa provenienza si riflette anche sul diverso impiego nei vari tipi di naviglio. Le italiane sono maggiormente presenti sulla navi destinate al trasporto, mentre le straniere sono sensibilmente superiori nel settore delle crociere e del noleggio.

Nel mondo le donne marittime sono tra l'1% e il 2% dei marinai imbarcati su circa 87mila navi in servizio. In Italia le lavoratrici marittime rappresentano l'1,2% del totale. La maggior parte delle marittime è attiva nel settore alberghiero delle navi da crociera, dove svolge mansioni subalterne. Solo il 7% delle marittime sono ufficiali e il rimanente 93% ha grado inferiore, mentre il 42% dei lavoratori marittimi sono ufficiali e il 58% ha grado inferiore.



Ipsema

Linee di sintesi della ricerca

Giovani, nubili, coraggiose, con un livello di istruzione elevato. Se si dovessero dipingere con quattro aggettivi le donne che lavorano a bordo delle navi, la scelta non potrebbe cadere che su questi. Da una fresca e approfondita indagine condotta dall'IPSEMA sulle caratteristiche professionali del lavoro femminile nel settore marittimo (410 questionari somministrati e 50 interviste in profondità) è emerso infatti che l'età media di queste lavoratrici è inferiore ai 29 anni (per l'esattezza, 28,7 anni), che l'anzianità media di servizio è anche alquanto bassa (fra i cinque e i sei anni) e che ben il 79 per cento di loro è nubile. Ma se aggiungiamo un 7 per cento di separate o divorziate, e l'1,1 per cento di vedove, balza evidente che nove su dieci di loro non dichiarano una famiglia a carico o un legame fisso di convivenza. Quanto al ritratto di una donna forte fisicamente e caratterialmente, determinata, intraprendente e tenace, capace di gestire lo stress e la solitudine durante l'imbarco, con grandi doti di adattamento, in una parola coraggiosa, esso emerge da ogni pagina della ricerca IPSEMA. Straordinario il riscontro del livello d'istruzione: ben l'88,6 per cento di loro possiede un titolo superiore che, nel 41,9 per cento dei casi, è costituito dalla laurea.

La ricerca, Donne al timone, è stata effettuata da un Istituto Previdenziale a forte caratterizzazione femminile. Nell'IPSEMA, le donne occupano il 50 per cento dei posti in organico e il 40 per cento di quelli da dirigente, donna, del resto, è anche il Direttore Generale dell'Istituto. Quanto invece alle navi, la consistenza numerica dell'occupazione femminile è un piccolo mistero. Pochi gli studi, anche a livello internazionale. L'Ufficio internazionale del Lavoro, è stato ricordato all'inizio, ne ha presentato uno nel 2003, dal quale è emerso che le donne marittime costituiscono fra l'1 e il 2 per cento dei marinai imbarcati su circa 87 mila navi del mondo. In Italia le lavoratrici marittime rappresentano l'1,2 per cento. la maggior parte delle marittime è attiva nel settore alberghiero delle navi da crociera, dove svolge mansioni subalterne. Secondo lo studio dell'Ufficio internazionale del Lavoro, solo il 7 per cento delle marittime sono ufficiali; il rimanente 93 per cento ha grado inferiore. Al contrario, il 42 per cento dei lavoratori è costituito da ufficiali, mentre il 58 per cento ha un grado inferiore.

Questo quadro di forzata subalternità è stato verificato anche dall'indagine IPSEMA, il cui titolo Donne al timone, può dunque trarre in inganno. Non lo fa, invece, se si tiene conto di un significato metaforico di tale espressione che prorompe dalla ricerca. Queste donne, infatti, appaiono saldamente al timone della loro vita. Il lavoro in mare non rappresenta per loro un ripiego, ma una scelta palese e consapevole. Solo il 38 per cento di loro ha imboccato questa carriera per mancanza di alternative. E il primo motivo che ha influenzato la scelta del lavoro è stato infatti il desiderio di viaggiare (93,2 per cento delle risposte multiple) il secondo l'interesse per il settore di attività (86,8 per cento) il terzo l'indipendenza economica (86,5 per cento) seguito dalla carriera (69,5 per cento). Un lavoro duro, visto che nel 43,6 per cento dei casi la navigazione si conclude nella giornata, ma per la netta maggioranza (56,4) il periodo in mare può variare da meno di un mese a più di tre, con una media di 86,6 giorni consecutivi all'anno.

Che il carattere sia una dote più che necessaria, emerge chiaramente dalle interviste raccolte. Ecco alcune citazioni, dando a ciascuna donna un nome di fantasia. Cristina, 32 anni, personale amministrativo di bordo: «Devi imparare a essere forte. Io sono arrivata a 17 anni che ero una persona timida. E' bello andare in giro, conoscere i posti che magari nella vita non vedrai mai, ma nello stesso tempo qui vige la legge della giungla». Maria, 25 anni, personale di camera e cucina. «Ci vuole carattere. In tutti sensi. Qua c'è di tutto, sei da sola, no? deve uscire fuori il tuo carattere». Giovanna, 37 anni, anche lei appartenente al personale di camera e cucina, non usa mezzi termini. «Le palle. Non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. Io se ho torto lo ammetto, ma se no...». La sua collega Franca, età non precisata, fa dei distinguo: «Per il lavoro che svolgo io la prima cosa è l'educazione. Ci vuole pazienza, gentilezza, cortesia nel rapporto coi passeggeri, perché il cliente ha sempre ragione. Nel rapporto con i colleghi, a volte, devi tirare fuori le unghie, quando l'educazione viene scambiata per imbecillagine». Cristiana descrive così la vita di bordo: «E' come se velocizzasse tutte le cose che a terra sembrano più lunghe. Comunque, tutte le persone che ti vogliono bene ci saranno sempre. ma bisogna abituarsi a stare da soli, senza farsi prendere dal panico». Chiara infine, 26 anni, ufficiale: «Eh, intanto bisogna essere testarde, e col polso fermo. Magari trovi qualcuno che, vedendoti ragazza, pensa di potersi approfittare di te. Allora devi farti vedere ferma, decisa. Questo ci vuole».

Chiara è un'eccezione: fa l'ufficiale. Sì, perché l'indagine IPSEMA conferma quella prevalenza di mansioni inferiori per le donne già emersa dalla ricerca dell'Ufficio internazionale del lavoro. A fronte dell'elevato titolo di studio, la percentuale più elevata del campione (46,1 per cento) è impiegata in servizi alberghieri con un 52,9 per cento di donne laureate, e il 27,5 per cento come personale di camera e cucina. Il 10,5 per cento fa parte invece del personale tecnico navigante (armatore, ufficiali e allievi ufficiali, comandante, equipaggio, personale di coperta) e un altro 9,5 per cento del personale tecnico e amministrativo (commissari di bordo, contabili di bordo ecc.). Ciononostante, la soddisfazione per il lavoro è molto elevata. Solo il 5,2 per cento delle donne si dichiara "molto insoddisfatta". La quasi totalità (94,8 per cento) sostiene di essere soddisfatta del tutto (49,8) o in parte (45,3 per cento). Un lavoro duro, tanto che l'85 per cento di loro nel tempo libero si ritira in cabina a dormire, di cui la parte più esaltante sono i rapporti sociali, in particolare i rapporti con colleghi e colleghe della stessa nazionalità o di nazionalità diversa, che calamitano oltre l'80 per cento dei consensi. Dice Bianca, 20 anni, addetta ai servizi amministrativi a bordo: «E' comodo questo lavoro, nel senso che si ha uno stipendio per mesi e non si spende nulla, poi vai a casa e ti trovi i soldi». Monica, 23 anni: «Sono laureata in interprete di conferenza, e miglioro la lingua stando a contatto con il passeggero. poi mi piace viaggiare».

La stragrande maggioranza delle intervistate (per il 63 per cento sono italiane e per il 37 per cento straniere, imbarcate soprattutto su navi passeggeri da crociera) ha un contratto a tempo determinato, e trova soddisfacente la possibilità di godere di lunghi periodi di inattività. Dice Gloria, 25 anni: «Sto 8 mesi al lavoro, dilazionati, e 4 mesi in vacanza. Nessun lavoro ti dà 4 mesi di vacanza, neanche l'insegnante». Dice Bianca, 20 anni, addetta ai servizi amministrativi a bordo: «E' comodo questo lavoro, nel senso che si ha uno stipendio per mesi e non si spende nulla, poi vai a casa e ti trovi i soldi». Valentina, età e mansioni non specificate: «Ho un contratto a tempo determinato, praticamente siamo licenziate e assunte ogni tre mesi di imbarco. Io sono due mesi che sono a terra e vivo di cassa marittima. Ora mi dovrei imbarcare». Anna Maria, 24 anni, addetta ai servizi amministrativi di bordo: «E' un buono stipendio, dei miei coetanei laureate, a terra, non hanno lo stesso stipendio. Certo, io ho 24 anni, ho appena finito di studiare, non ho famiglia. Ma chi vive solo di questo, tutte le volte non sapere se ti richiameranno...».

Un aspetto che attira critiche è la sistemazione a bordo. Quasi sempre devi condividere con un'altra, una cabina che non è certo grande e comoda. Concetta: «A condividere le stanze non c'ero abituata, poi ho iniziato. Ma qui la stanza è più piccola e noi donne abbiamo sempre un sacco di cose, barattoli, barattolini e non ci si capisce nulla. Poi magari c'è quella che non si pulisce il bagno ed è difficile convivere».

Infine due aspetti problematici. Le molestie, alle quali bisogna sapere opporsi, e i rapporti sentimentali, quanto mai complicati. E' stato chiesto alle intervistate se avessero apprezzamenti verbali, battute pesanti, scherzi o proposte non gradite a sfondo sessuale. Il 70,4 per cento ha risposto negativamente e il 29,6 positivamente. Non deve passare inosservato, però, che, sui 410 questionari ritirati, il 16,8 per cento ha preferito glissare su questa domanda. Scegliendo dalla massa delle risposte, la più battagliera sembra quella di Vittoria, di età sconosciuta: «Ho detto: mi hai rotto. Lo vuoi capire che devo lavorare, che di te non mi frega niente e se continui prendo una bottiglia e ti taglio la faccia». Un'altra intervistata assicura che «I problemi vengono più dall'equipaggio che dai passeggeri».

Due flash sui rapporti sentimentali. Fiorella, 30 anni, personale alberghiero: «Affettivamente parlando è difficile. Hai una storia che dura un contratto, la vivi per quella che è, ti godi un momento bello. E finisce quando uno dei due sbarca. Almeno resta un rapporto d'amicizia. A terra invece, finita una relazione, spesso c'è dell'astio». Marina, 28 anni, anche lei del personale alberghiero: «E' dura. Io sto con una persona che lavora su un'altra nave. Alle volte faccio delle pazzie, e se ho un po' di ore vado dall'altra parte del mondo...». E' anche per questo che il lavoro sulle navi viene concepito dalle donne come una parentesi della vita. E, per il futuro, il 63,9 per cento sogna di avere un figlio, il 79,6 di avere più tempo da dedicare alla famiglia. Ma il desiderio più sentito è quello di una maggiore remunerazione (92,9 per cento) e di un miglioramento della carriera (91,%).


Dati sintetici tratti dai questionari
(Percentuali calcolate sulle risposte pervenute per i singoli quesiti)

Donne intervistate per classe d'età



Età


%


15 – 25


35,5


26 – 35


50,7


> 35


13,8


Totale


100

Le marittime, che per la maggior parte sono di nazionalità italiana (63%), per più dell'86% hanno un'età inferiore a 36 anni.

Donne intervistate per stato civile



Stato civile


%


Nubile


79,0


Coniugata/Convivente


12,9


Separata/Divorziata


7,0


Vedova


1,1


Totale


100,0
Il 79% del campione è costituito da marittime nubili. Se a questo dato si somma la percentuale di marittime separate/divorziate o vedove, si raggiunge l'87,1% di donne che non hanno una vita di coppia stabile.
Le donne intervistate hanno generalmente un titolo di studio elevato, infatti l'88,6% delle marittime possiede almeno un diploma di scuola superiore e di queste il 41,9% è in possesso di una laurea. Ma, a fronte di un titolo di studio elevato, per la maggior parte delle marittime la mansione svolta è di livello inferiore rispetto alla formazione scolastica. La percentuale più alta del campione (46,1%) è occupata in servizi alberghieri, il 27,5% è impiegato come personale di camera e cucina, il 10,3% riveste ruoli tecnici inerenti la navigazione, il 9,5% è impiegato nel comparto amministrativo di bordo.

L'anzianità di servizio a bordo delle navi per le marittime intervistate è piuttosto breve. In media gli anni di servizio risultano pari a 5 o 6.


Soddisfazione complessiva per il proprio lavoro



Soddisfazione


%


Si


49,5


No


5,2


In parte


45,3


Totale


100
Il 94,8% del campione si dichiara soddisfatto in tutto o in parte del lavoro svolto.
Tra i motivi che potrebbero indurre le marittime ad abbandonare la professione, al primo posto si collocano le difficoltà familiari.
Alle richiesta formulata alle marittime su come migliorare le condizioni di vita a bordo, le risposte più frequenti hanno riguardato i turni (es. più flessibilità) ed il miglioramento degli ambienti di lavoro (cabine, bagni).
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