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UCINA ha ribadito il ruolo strategico del diporto nell'ambito della riforma della legislazione in materia portuale
«Non vi sono - ha osservato Albertoni - indirizzi sufficienti sulla gestione e sulla destinazione di quelle aree, a terra e a mare, che le trasformazioni dei porti lascerebbero libere»
6 novembre 2008
Commentando la volontà espressa dal ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, di presentare un disegno di legge per rimodernare la legge 84/94 che disciplina l'ordinamento e le attività portuali, l'UCINA (Unione Nazionale Cantieri Industrie Nautiche ed Affini) ha ribadito «il ruolo strategico del diporto» nell'ambito di tale riforma e «l'esigenza di considerare il diporto quale nuovo elemento strategico nell'ambito di una riorganizzazione dei bacini commerciali».
«Infatti - ha precisato oggi l'organizzazione, che rappresenta l'industria nautica italiana - la riorganizzazione o l'espansione dei bacini commerciali maggiori per far fronte alle esigenze logistiche delle nuove portacontenitori, scopre la questione cruciale della destinazione di quella residua porzione delle città stretta fra il porto e il tessuto urbano retrostante non più utili al traffico. È noto infatti che la trasformazione di una porzione in porto turistico non si presenta solo come un'attività economica capace di produrre direttamente ricchezza e lavoro, ma nella sua funzione più vasta di supporto all'economia e allo sviluppo sociale di un territorio».
«Mentre tutti i testi di riforma della legge 84/94 concordano nella necessità dell'evoluzione degli scali commerciali - ha rilevato il presidente di UCINA, Anton Francesco Albertoni - non vi sono indirizzi sufficienti sulla gestione e sulla destinazione di quelle aree, a terra e a mare, che le trasformazioni dei porti lascerebbero libere. Sicuramente, si tratta di contemperare esigenze contrastanti, che solo un'attenta pianificazione territoriale può conciliare, ma non si può ignorare che il tratto comune delle esperienze europee trova il motore principale sempre nello sviluppo del turismo nautico. Valencia, Barcellona e la stessa Genova offrono gli esempi di aree portuali che da zone sotto utilizzate, spesso degradate, sono letteralmente rinate e la cui riqualificazione è diventata l'elemento di traino di una più ampia rinascita cittadina».
«Peraltro - ha proseguito Albertoni - alcune Autorità Portuali si stanno già orientando in questo senso, ma alle loro iniziative serve una cornice normativa, un quadro giuridico che, nel caso della nautica da diporto, travalica i contenuti della legge 84/94 per investire il decreto del presidente della Repubblica 509/97 (rilascio delle concessioni demaniali per porti e approdi turistici), quantomeno relativamente allo snellimento delle procedure».
Secondo UCINA, tali obiettivi sono strategici e la riforma della portualità è un progetto cardine. L'Unione ha ricordato che, partendo da uno studio sulla rivalutazione della costa e sviluppo dei waterfront per un turismo nautico sostenibile, il tema è stato anche al centro del dibattito nel corso dell'ultima edizione del Salone Nautico Internazionale di Genova e, ancora più recentemente, nel corso di questa settimana, in occasione dell'audizione avuta con la Commissione Lavori Pubblici del Senato in merito ai disegni di legge di riforma della legislazione in materia portuale, dove UCINA ha potuto ribadire la propria convinzione.
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