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L'Italia presenta un trend sugli infortuni dei marittimi in controtendenza rispetto a quello dell'Europa
Il numero più consistente di infortuni (52,4% dei casi) si verificano sulle navi passeggeri
24 novembre 2008
Lo ha sottolineato l'Ipsema (Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo) nel corso di un'audizione svoltasi mercoledì scorso presso la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle Morti Bianche del Senato.
Il commissario dell'istituto, Antonio Parlato, ha ricordato come il settore marittimo di competenza dell'Ipsema, a causa delle peculiari caratteristiche delle attività, registri un numero di infortuni in media più elevato di quello di altri settori e come i maggiori problemi si riscontrino nel settore della pesca, che presenta connotazioni organizzative ed operative del tutto diverse da altri tipi di attività, sia per le condizioni contrattuali che per i tempi di lavoro particolarmente lunghi e gravosi. Parlato si è soffermato anche sugli incidenti in navigazione che coinvolgono i passeggeri ed ha sollecitato nuovamente l'esigenza di razionalizzazione e riunificazione delle competenze sul fronte della prevenzione e della gestione assicurativa per l'intero settore della navigazione, al quale dovrebbero essere associati anche gli addetti alle attività di terra, il personale aeronavigante (attualmente coperto solo da assicurazioni di tipo privato), e più in generale i lavoratori impegnati nelle varie attività acquatiche.
Il direttore generale dell'Ipsema, Palmira Petrocelli, ha illustrato i dati sugli incidenti e gli infortuni occorsi nel 2006 e nel 2007 nel settore marittimo. «I dati europei diffusi dell'EMSA, l'Agenzia europea per la sicurezza marittima, in una ricerca che analizza tutti gli incidenti avvenuti in mare, fino al 2007 e che hanno causato infortuni dei marittimi a bordo - ha spiegato Petrocelli - indicano un deciso incremento ogni anno degli incidenti, arrivando a segnare il raddoppio degli episodi negli ultimi cinque anni. I sinistri hanno causato molte perdite di vite umane e la categoria di naviglio che l'Agenzia europea indica come la più pericolosa è quella della pesca. A bordo dei pescherecci hanno perso la vita il 40% dei marittimi vittime degli incidenti». «Secondo l'EMSA - ha aggiunto - la principale causa degli incidenti è l'errore umano e questo perché sarebbe diffusa tra le imprese armatoriali l'incapacità di reclutamento di personale qualificato».
Antonio Parlato ha sottolineato come l'istituto abbia indirizzato molte risorse verso l'accrescimento delle competenze in materia di prevenzione; «ed è proprio per il rafforzamento della prevenzione - ha rilevato - che la situazione degli incidenti sul lavoro riferiti al settore marittimo sul lavoro in Italia presenta una controtendenza rispetto all'Europa. L'Ipsema infatti registra una stabilità del dato sugli infortuni in generale dei marittimi insieme ad un calo di circa il 40%, rispetto all'anno precedente, di quelli mortali. La categoria dove ci si infortuna di più non è quella della pesca costiera, come avviene negli altri mari europei, che da noi segna un 14,9%, bensì è la categoria delle navi passeggeri in cui si verificano più incidenti, il 52,4% dei casi».
«In definitiva - ha concluso Parlato - è proprio per l'attenzione verso tutti gli effetti prodotti dalla specificità del lavoro marittimo che risulta fondamentale l'analisi delle particolari condizioni di vita della persona-lavoratore che alimentano il verificarsi di infortuni. La navigazione per sua natura è una attività a rischio soprattutto per le condizioni ambientali in cui si svolge, la sua sicurezza quindi è sottoposta quotidianamente a dura prova».
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