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A Palazzo San Giorgio si proietta un film sullo shipping e sul porto di Genova
Protagonisti, attori, comprimari e comparse in scena oggi sul proscenio della Sala del Capitano
10 giugno 2009
Forse era una multisala. Ma sì, certo, doveva essere una multisala. Abbiamo imboccato il medesimo ingresso, ma poi dobbiamo aver varcato porte differenti. Ecco perché abbiamo visto un altro film.
D'accordo: il genere è sempre lo stesso, quello in voga. La storia della vita è un giallo con una sua trama. Ci sono i buoni. Anche i cattivi. Si scoprono i moventi. C'è un colpevole. Tutti elementi comuni ad entrambe le opere, tanto che la pellicola sembra la stessa. Ma lo spettacolo a cui abbiamo assistito non è quello visto da altri.
Oggi a Palazzo San Giorgio, sede dell'Autorità Portuale di Genova, l'Associazione Agenti Raccomandatari Mediatori Marittimi Agenti Aerei - Genova (Assagenti) si è riunita in assemblea proponendo al pubblico un cortometraggio sulla storia recente delle attività marittime e del porto del capoluogo ligure.
Riteniamo di avere preso parte alla proiezione a cui hanno assistito i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori convenuti nella Sala del Capitano. Ascoltata la loro interpretazione, ci sembra invece di non aver visto la medesima opera cinematografica di cui hanno parlato i rappresentanti delle istituzioni.
Gli interpreti sono gli stessi. La trama è suppergiú quella. Ma scene, dialoghi e sequenze non corrispondono. La sceneggiatura è totalmente differente. Solo il set - la “location” come amano dire quelli che se ne intendono - è identica.
Gli imprenditori e i rappresentanti dei lavoratori hanno ascoltato la relazione del presidente di Assagenti, Giovanni Cerruti, traendone la convinzione che è impossibile descrivere la storia recente e attuale del porto di Genova e della comunità marittima locale e nazionale meglio di così. Certo, a noi piace il filone neorealista. Forse per questo anche noi abbiamo la stessa convinzione.
I rappresentanti delle istituzioni hanno invece percepito gli aspetti più truci, foschi e sinistri della vicenda. Secondo loro, non c'è nulla di didascalico nell'opera proiettata da Assagenti, tanto meno di educativo.
Noi, stamani, abbiamo visto la “prima”. Voi potete assistere ad una replica e farvi un'opinione leggendo la trama del film di Assagenti descritta nella rubrica “Forum dello shipping e della logistica”.
Non commentiamo quindi l'opera, ma le reazioni a proiezione conclusa.
La prima è quella del presidente della Provincia di Genova, Alessandro Repetto. Lasciato da parte, per una volta, il tradizionale aplomb, si è lasciato coinvolgere dalla trama. Almeno un pregio, evidentemente, il film di Assagenti ce l'ha: è quello di essere un giallo con tutti i crismi. Tuttavia, secondo Repetto, pecca di «mancanza di ottimismo» descrivendo esclusivamente «un bicchiere mezzo vuoto». Certo - controbattiamo noi - la vita è fatta di alti e bassi e, proprio in questo momento, difficoltà e ostacoli sono evidenti a tutti.
Non condividiamo neppure l'analisi proposta da Repetto sulle cause della crisi, incentrata - per il presidente dell'ente provinciale - su «una speculazione sulle materie prime che fonda le sue basi sulla finanza», quasi che - finita la «preponderanza speculativa» - la scena possa mutare con una dissolvenza (per usare il linguaggio cinematografico).
Secondo Repetto, la relazione di Cerruti non individua le «responsabilità imprenditoriali» che hanno contribuito ad acuire la crisi. In particolare, ha fatto riferimento alla vicenda del blocco dell'attività al Voltri Terminal Europa (VTE) di un anno fa, a cui la sceneggiatura di Cerruti fa un rapido cenno. Inoltre l'accusa di Repetto è rivolta, più in generale, alle aziende portuali che «chiedono l'autoproduzione» anche «quando non sono in grado di reggersi».
A Repetto il film proprio non è piaciuto. «I temi sociali - è sbottato il presidente della Provincia - sembra non interessino alle imprese».
Dello stesso tenore il rimprovero dell'assessore al Lavoro e ai Trasporti della Regione Liguria, Enrico Vesco: «auspichiamo - ha detto rivolto agli imprenditori - che manteniate le persone che sono occupate con voi».
A questo punto ne siamo pressoché certi: abbiamo visto film differenti. Lo potete leggere anche voi: «tutte le aziende a noi associate, siano esse agenzie marittime o di brokeraggio - scrive Cerruti nella sceneggiatura - si trovano a dover fronteggiare i contraccolpi di questa crisi, senza poter far molto per arginarne gli effetti. Risulta purtroppo evidente che, trattandosi di attività di servizi, dove la forza lavoro copre oltre il 70% dei costi, le nostre aziende, in taluni casi, sono costrette ad intervenire sul proprio personale, con riduzioni alle volte anche numericamente consistenti. Mi preme sottolineare come questa estrema ratio rappresenti una sconfitta pesante per il nostro comparto, che sicuramente ha investito e continuerà ad investire molto sulla formazione dei propri dipendenti».
Siamo certi che i dirigenti delle agenzie marittime o di altre imprese del settore non stappano lo spumante quando lasciano a casa qualche dipendente. Sono scelte dolorose sul piano personale, umano, sociale ed anche aziendale. In questi giorni, all'apice (speriamo) della crisi economica internazionale, proprio la Regione Liguria sta conducendo a termine un programma di “stabilizzazione” (leggi assunzione) di precari dell'ente. Un «atto di giustizia», lo ha definito l'assessore regionale al Bilancio, Giovanni Pittaluga. Bene, noi crediamo che quest'atto di giustizia molte imprese proprio non possano compierlo semplicemente perché non hanno risorse finanziarie sufficienti. Tanto per rimanere in tema di cinematografia, che i dipendenti di queste aziende siano figli di un Dio minore?
Anche il rappresentante del Comune di Genova, l'assessore Alfonso Pittaluga, ha criticato i passi della relazione riferiti al mondo del lavoro.
Ha rincarato la dose il presidente dell'Autorità Portuale di Genova. La fotografia di Assagenti - secondo Luigi Merlo - «non è conforme alla realtà», «qui - ha aggiunto - abbiamo sempre avuto una tendenza ad enfatizzare i problemi» ed è ora «di fare un salto di qualità». «Una cosa che non ho visto qui - ha sottolineato - è un minimo di autocritica». Secondo Merlo, i problemi sono noti a tutti ed è superfluo continuare ad evidenziarli: «visti i sintomi ed elaborata la diagnosi - ha proposto - iniziamo la cura».
Anche questa interpretazione non ci convince. D'accordo: individuata l'affezione e trovati i rimedi bisogna guarire il degente. Ma è proprio questo che il mondo delle imprese rimprovera alla politica, cioè la cronica mancanza di iniziative per debellare la malattia. Cosa possono fare le aziende, se non sollecitare interventi per mantenere in vita un paziente agonizzante?
Secondo Merlo, le notizie positive vengono sottaciute. «Nessuno - ha spiegato - sta dicendo che il porto di Genova sta toccando oggi il record crocieristico e che in quattro anni sarà creato un polo crocieristico da quattro milioni di passeggeri». Forse non è stata sufficientemente enfatica la recente presentazione dei risultati di Stazioni Marittime, la società che gestisce i terminal passeggeri del porto genovese (inforMARE del 15 maggio 2009). Ma è anche vero che da tempo la Port Authority, interrompendo una tradizione storica, non comunica alla stampa i dati statistici mensili sul traffico portuale. Ci sembra altresì del tutto lecito che, nel corso dell'assemblea di un'associazione di categoria, venga evidenziato il procrastinarsi di progetti come quello di Ponte Parodi per le crociere, che Cerruti definisce «un romanzo a puntate». I sintomi sono stati individuati, la cura è pronta da tempo. Bisogna seppellire il malato e mettere una pietra tombale sulla vicenda?
Concordiamo invece con l'interpretazione degli imprenditori e dei lavoratori. Dopo i dibattiti - ha detto il nuovo console della Compagnia Unica, Antonio Benvenuti - «bisogna fare delle scelte». Le vicende, d'altronde, sono ben note ai lavoratori portuali: «anche noi siamo abituati a fare una fotografia della situazione ed è la stessa che avete fatto voi», ha confermato rivolgendosi a Cerruti.
Sul fronte delle infrastrutture, ad esempio, le strategie sono definite da tempo. In alcuni casi ci sono anche i progetti, già approvati, e bisogna solo agire. «Ora - ha affermato il presidente della Camera di Commercio di Genova, Paolo Odone - dobbiamo pretendere i soldi». Però, se la liquidità delle aziende è ai minimi storici, anche le casse pubbliche sembra non siano colme di quattrini. «Ho parlato - ha spiegato Odone - con il ministero di Tremonti: mi hanno detto sì sì, sì sì, ma i soldi sembrano non esserci».
La relazione di Cerruti - anche secondo il rappresentante sindacale di Filt-Cgil, Ivano Bosco - è «chiara e schietta», così come per il presidente degli spedizionieri genovesi, Roberta Oliaro, che l'ha definita «vera e molto vicina al nostro pensiero». «Anche oggi - ha precisato la leader di Spediporto - abbiamo avuto conferme dalla parte politica che le opere si faranno. Bene, noi dobbiamo fare in modo che tali opere si facciano».
Poi si sono riaccese le luci in sala. Lo spettacolo è finito.
Ci scusiamo con voi se, per una volta, ci siamo spacciati per critici cinematografici. D'altronde un'opera artistica - più o meno aderente alla realtà - suscita suggestioni, emozioni. Ci sembrava improprio raccontarne la cronaca.
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