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Trasportounito Fiap, sulle spalle dell'autotrasporto italiano oneri passivi per 1,2 miliardi di euro
L'organizzazione sindacale propone l'istituzione di una black list delle imprese committenti che operano in modo scorretto
5 agosto 2009
Trasportounito Fiap ha confermato oggi le proprie critiche alla committenza dell'autotrasporto rispondendo alle accuse lanciate ieri al sindacato dalla Fedespedi (inforMARE del 4 agosto 2008). TrasportoUnito Fiap ha infatti rilevato come sulle spalle dell'autotrasporto italiano gravi un macigno di 1,2 miliardi di euro di interessi passivi su oneri finanziari di cui le aziende del settore sono costrette a farsi carico in nome e per conto dei loro committenti. «La vera banca dell'industria italiana - ha sottolineato il presidente dell'organizzazione sindacale, Franco Pensiero - è quindi l'autotrasporto professionale italiano che per poter lavorare deve finanziare i costi dei servizi, mediamente per 120 giorni, assumendosi totalmente il rischio dell'insolvenza totale o parziale dei suoi committenti».
«È su questi temi - ha precisato Pensiero - che l'autotrasporto, privato oggi di potere contrattuale, si aspetta risposte concrete dal governo. E le reazioni scomposte della committenza forniscono la prova della centralità di questi problemi, senza la cui soluzione il ripristino di corrette regole di mercato e di concorrenza, nonché un innalzamento degli standard di sicurezza sulle strade italiane, resteranno una chimera».
«Di fronte a un sistema normativo che risulta oggi sempre più confuso e che gioca a svantaggio delle imprese di autotrasporto - ha proseguito il presidente di Trasportounito Fiap - è giunto il momento di un cambio di marcia: occorre introdurre un sistema a punti per penalizzare, soprattutto fiscalmente, coloro che gestiscono in modo distorto le relazioni contrattuali con i vettori». Trasportounito propone anche l'istituzione di una Black List delle imprese committenti che operano in modo scorretto.
«È quasi grottesco - ha concluso Pensiero - che oggi Fedespedi, chiamata a rappresentare al tempo stesso molte imprese che sono corretti partner dell'autotrasporto, così alcune che sfruttano in modo palese la loro posizione dominante, tenti di confondere le acque. I vertici di Fedespedi sanno benissimo che i contratti scritti sono un'arma in mano alla committenza: secondo la normativa vigente azzerano ogni possibile corresponsabilità del committente ed ogni possibile verifica sui prezzi dei servizi praticati. Un esercito di avvocati suggerisce l'impostazione del contratto ai committenti e l'autotrasportatore, per lavorare, deve solo apporre la propria firma. Tutt'altro, rispetto alla logica per la quale il contratto fra due soggetti imprenditoriali deve essere svolto nell'ambito del riconoscimento dei costi, delle condizioni di lavoro e degli strumenti necessari per svolgerlo».
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