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Dopo l'ingiusta detenzione dei due indiani della Hebei Spirit tocca ora a due marittimi cinesi?
InterManager, ITF e i sindacati norvegesi protestano per la detenzione di due ufficiali della rinfusiera “Full City”
15 ottobre 2009
In Norvegia si sta verificando un nuovo caso di ingiusta criminalizzazione di marittimi, analogo a quello che recentemente in Corea del Sud ha colpito due membri dell'equipaggio della Hebei Spirit. Lo sostengono InterManager, l'associazione a cui fanno capo le società di ship management, il sindacato International Transport Workers' Federation (ITF) e i sindacati norvegesi Norwegian Seafarers Union (Norsk Sjømannsforbund), Norwegian Maritime Officers' Association (Norsk Sjøoffisersforbund) e Norwegian Union of Marine Engineers (Det norske maskinistforbund - DNMF).
Secondo InterManager e i sindacati, infatti, è «giuridicamente e moralmente indifendibile» il trattamento riservato a due ufficiali della rinfusiera Full City, posti in arresto dopo che lo scorso 30 luglio nel corso di un fortunale la nave, all'ancora fuori dal porto di Langesund, aveva strappato gli ormeggi e si era arenata determinando lo sversamento di parte del combustibile a bordo.
In un comunicato diffuso oggi, InterManager e i sindacati hanno spiegato che era previsto che i due marittimi della Full City, il comandante Aming Zong e il terzo ufficiale Qiland Lu, tornassero a casa in Cina nel corso di questa settimana, mentre invece - hanno spiegato - «con un dietrofront imprevisto la corte d'appello ha sovvertito una precedente sentenza del tribunale ed ha modificato i termini della cauzione per trattenerli nel Paese in attesa dello svolgimento di un processo per negligenza che è improbabile si tenga prima del prossimo anno».
«Ciò - ha dichiarato il presidente di InterManager, Roberto Giorgi - sembra essere il ripetersi del caso dell'Hebei Spirit, dove i marittimi che fanno il loro lavoro vengono trascinati di fronte ad un tribunale per dare soddisfazione all'illusoria esigenza del pubblico che qualcuno venga punito quando si verificano sversamenti di petrolio in acqua. Questo automatico ricorso alle manette non è decisamente il modo di dare una risposta al fatto che talvolta le navi si trovano in difficoltà e in effetti pone a rischio gli sforzi compiuti da tutto lo shipping per far sì che la sicurezza venga prima di tutto. La Norvegia, una nazione che più di altre ha la consapevolezza del valore della sicurezza per lo shipping, si è data la zappa sui piedi assecondando l'ignoranza dei fatti e il desiderio di incolpare qualcuno, chiunque, quando le cose vanno male».
«La criminalizzazione della gente di mare, la denigrazione di lavoratori in caso di incidenti che possono essere al di fuori del loro controllo - ha evidenziato il segretario generale dell'ITF, David Cockroft - è uno dei peggiori sviluppi del trasporto marittimo. Tutti sosteniamo le inchieste sugli incidenti, l'apprendimento delle lezioni che se ne traggono e l'identificazione di colpevoli laddove si appuri che abbiano veramente svolto un ruolo, ma questo va al di là di tutto ciò. Purtroppo, ancora una volta, sembra che si stia assistendo ad una risposta di riflesso ad un incidente, cosa che, fatto ancor più triste, sta accadendo nel Paese in cui meno sarebbe da aspettarselo».
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