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Assologistica, sul transhipment nessuna resa senza condizioni
Giancarlo Russo: la tesi di Merlo, secondo cui i porti di trasbordo non hanno un futuro, è «alquanto singolare e molto “nordista”»
26 gennaio 2010
Assologistica respinge la tesi del presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo, secondo cui i porti di transhipment non hanno un futuro (inforMARE del 25 gennaio 2010). Il vicepresidente dell'associazione, Giancarlo Russo, ha bollato come «alquanto singolare e molto “nordista”» la posizione di Merlo in quanto «fa calare la sua mannaia rivisitando la portualità nazionale suggerendo di chiudere gli hub del sud perché “sono porti senza futuro”». Una posizione - ha osservato Russo - «singolare perché - di norma - Assoporti, cioè l'associazione delle Autorità Portuali, difende il patrimonio dei porti italiani. senza se e senza ma, in ogni sede».
Oltre ad essere vicepresidente di Assologistica, Russo è parte in causa in quanto rappresentante degli imprenditori in seno al Comitato Portuale di Taranto, porto che per la sua attività di transhipment è stato oggetto delle considerazioni di Merlo, nonché in quanto rappresentante del Taranto Container Terminal (TCT).
Secondo Russo, in effetti l'analisi di Merlo «registra la situazione attuale caratterizzata da un eccesso di offerta di porti hub sulla domanda, registra la prevedibile ulteriore crescita dell'offerta, registra un differenziale di costi “assoluti” facendone conseguire la necessità di “una resa senza condizioni”, cioè la chiusura». «Le obiezioni di merito che potrei avanzare - ha spiegato - sono moltissime. Mi limito a far osservare che i porti di transhipment - a condizione che la competizione possa svolgersi in modo meno distorto di quello che è cresciuto e si è consolidato in questi anni nella disattenzione generale - hanno un futuro grazie alla loro posizione geografica sia nell'ottica door-to-door a minor costo, sia come “porta” verso l'area balcanica, sia - con una intermodalità efficiente quindi con un mix di costi mare-terra competitivo - verso il Nord-Est europeo».
«Il presidente Merlo - ha proseguito Russo - dimentica un principio che egli stesso applica a Genova fin dal suo insediamento e che è ragione della stima che la nostra associazione gli ha sempre manifestata: “ogni battaglia non combattuta è perduta per definizione” . E noi chiediamo solo di essere messi in condizioni di combattere la nostra battaglia, non limitandoci a registrare, ma reagendo mentre il mercato anche se lentamente riprende. Questo è un dovere che abbiamo nei confronti dei territori in cui operiamo! In questo caso la battaglia consiste nel convincere la politica, le organizzazioni sindacali, le amministrazioni, la pubblica opinione che si deve intervenire per correggere evidentissime distorsioni del mercato che sono la conseguenza del disinteresse - a distanza di quindici anni dall'introduzione della legge 84/94 - per l'esistenza (mai ammessa da coloro che vivono di rendite di posizione) di un particolare mercato sovranazionale chiamato “mercato del transhipment”, nel quale non vigono e non valgono le regole comunitarie né quelle nazionali. Tutto qui».
«Proprio da Genova, che ha beneficiato in passato di tante attenzioni del Governo e che sta esprimendo un' attenzione meritevole agli aspetti imprenditoriali e sociali dell'industria portuale - ha aggiunto Russo - avrei sperato di non sentire tanta distanza sia dai 5.000 - 6.000 lavoratori che operano a Gioia Tauro, Taranto e Cagliari, che dagli importanti gruppi internazionali che hanno visto potenzialità in questi hub che non possono essere espresse da altri porti nazionali per la distanza dalla rotta Suez-Gibilterra. Al presidente Merlo vorrei far notare che, per questo motivo, i quasi cinque milioni di movimenti attualmente patrimonio dei porti hub non si “sposteranno” verso i porti del Nord Tirreno o del Nord Adriatico e che il suo auspicio rappresenterebbe, se realizzato, un grande regalo proprio ai porti egiziani, maghrebini ecc. Invece, se finalmente si correggeranno le distorsioni di mercato che i porti hub lamentano, le primarie multinazionali che hanno investito negli hub meridionali, confermeranno ulteriori investimenti, peraltro programmati, perché hanno riscontrato grosse potenzialità di “mercato” e quando alla ripresa dei traffici contribuiranno al PIL delle Regioni del Sud in modo consistente, come hanno fatto finora».
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