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Agenti marittimi, spedizionieri, utenti e terminalisti del porto di Savona respingono al mittente la critica di Assagenti al progetto del terminal di Vado
Appare - replicano - mossa «più dalla difesa di interessi locali genovesi, che non da una visione di insieme e sistemica, di cui il mondo dello shipping e della portualità avrebbero bisogno»
21 maggio 2010
In una nota sottoscritta in rappresentanza del cluster marittimo di Savona Vado Ligure dal presidente di IsoMAR, Alessandra Orsero, dal presidente della Sezione Terminalisti dell'Unione Industriali della Provincia di Savona (UISV), Giorgio Blanco, e dal presidente dell'Unione Utenti del Porto, Giancarlo Porretti, oggi le imprese del porto di Savona esprimono perplessità in merito alle affermazioni rese ieri dal presidente dell'associazione degli agenti marittimi genovesi Assagenti, Giovanni Cerruti, nel corso dell'assemblea dei soci (inforMARE del 20 maggio 2010).
Le imprese savonesi rispondono in particolare alle critiche rivolte al progetto della piattaforma APM Terminals di Savona-Vado Ligure. «Costruire un terminal container nuovo a Genova applicando il Piano Regolatore ancora vigente - è il parere di Cerruti - costerebbe tra il 25 e il 50% del costo della piattaforma di Vado, a parità di grandezza. Senza contare i vantaggi del sistema logistico esistente a Genova, che è e rimane il primo porto del Sud Europa». Per le aziende savonesi tale affermazione sembra mossa «più dalla difesa di interessi locali genovesi, che non da una visione di insieme e sistemica, di cui il mondo dello shipping e della portualità avrebbero bisogno».
«Ci rammarica infatti - spiegano i rappresentanti degli agenti marittimi, degli spedizionieri, degli utenti e dei terminalisti di Savona - dover constatare che il presidente di Assagenti, durante la sua relazione, abbia citato soltanto i porti di Genova e La Spezia, menzionando il porto di Savona-Vado Ligure soltanto per criticare l'economicità del progetto della piattaforma APM Terminals». «Tralasciando commenti sulla diseconomicità dell'investimento, confutabile con una più attenta analisi del progetto - proseguono - ci sembra opportuno ricordare che: il terminal di Vado Ligure è la sola opera di rilievo internazionale nel panorama delle infrastrutture portuali italiane; l'opera soddisfa richieste oggi fondamentali per le esigenze dello shipping mondiale, tra cui fondali naturali idonei ad ospitare le moderne navi portacontainer; il progetto nasce anche come prima esperienza di project financing in ambito portuale, a corredo della quota di finanza pubblica impiegata - ante litteram - sulla base di concetti di autonomia finanziaria».
«Il terminal - sottolineano Orsero, Blanco e Porretti - è stato concepito con grande attenzione alle fasi precedenti e successive al ciclo strettamente portuale: l'investimento in ambito trazione ferroviaria effettuato dalla Autorità Portuale negli ultimi anni è assolutamente funzionale a questo disegno. Analogamente ad altre iniziative espresse dal sistema portuale di Savona-Vado Ligure, che negli anni hanno risposto a logiche e funzionalità complementari tra di loro, contribuendo a delineare il nostro scalo quale esempio di best practice a livello nazionale».
«Partendo da questi presupposti - concludono i rappresentanti delle imprese savonesi - auspichiamo che, stante la difficoltà a vedere riconosciuto il ruolo che ci spetta nell'interesse delle nostre aziende e del sistema paese tutto, l'azione e l'atteggiamento dei rappresentanti ai vari livelli del cluster marittimo portuale nazionale evolvano nell'unica direzione possibile, e cioè riconoscendo le best practice ed assumendola ad esempio per una nuova politica del fare».
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