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Italia Marittima difende la decisione di richiedere il prolungamento del periodo di imbarco per il personale comunitario
Federmar-Cisal ribadisce la contrarietà all'accordo sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil con la compagnia
30 luglio 2012
Italia Marittima difende la propria richiesta di prolungamento del periodo di imbarco per il personale comunitario, che è stata respinta nei giorni scorsi dal sindacato Federmar-Cisal ( del 23 luglio 2012). Ricordando di far parte di un gruppo preminente dello shipping mondiale qual'è Evergreen, Italia Marittima ha spiegato che «per poter affrontare le sfide che giornalmente il mercato globale impone, il gruppo deve poter contare su un sistema omogeneo di gestione, anche del proprio personale navigante, evitando oneri aggiuntivi derivanti da situazioni particolari locali, ancorate a dinamiche del passato e non in linea con i tempi. L'alternativa a tale omogeneità - ha sottolineato la compagnia - è che l'Italia Marittima Spa dismetta la bandiera italiana dalle proprie navi sociali e le noleggi con contratti di “time charter”, con le evidenti ripercussioni sul piano occupazionale».
«La stessa fattibilità di futuri investimenti da parte del gruppo, quali l'eventuale inserimento di ulteriori unità nella flotta di Italia Marittima sotto bandiera italiana - ha rilevato ancora la compagnia - è legata alla capacità di questa società di operare omogeneamente, soprattutto in termini di costi, con le altre società del gruppo. La richiesta di prolungamento del periodo di imbarco per il personale comunitario è in linea con le motivazioni fin qui esposte. Né risulta - ha precisato Italia Marittima - esser contraria ad alcuna normativa di legge in vigore, essendo, tra l'altro, contemplata dallo stesso Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro applicato a tale personale. Sembra superfluo, ma evidentemente non lo è, ricordare come lo standard internazionale degli imbarchi del personale navigante sia in linea con quanto richiesto da Italia Marittima».
«Spiace rilevare - ha concluso Italia Marittima - che mentre i più hanno compreso le necessità di questa società, dimostrando attenzione e capacità di cogliere le peculiarità della situazione odierna e le esigenze contingenti degli operatori del settore, la Federmar Cisal sia rimasta ancorata a contesti ed argomentazioni risalenti nel tempo, non rendendosi conto delle mutate condizioni di mercato in cui questa società si trova ad operare».
Da parte sua Federmar-Cisal ha rinnovato le accuse alle organizzazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil, che recentemente hanno sottoscritto l'accordo con Italia Marittima in merito al prolungamento del periodo di imbarco da quattro ad otto mesi, evidenziando che i sindacati confederali - ha denunciato il segretario regionale di Federmar-Cisal, Giorgio Marangoni - non hanno avuto «nemmeno la capacità di condurre la trattativa (mediazione ai sei mesi?), accettando invece, praticamente senza discutere, la richiesta dell'azienda di elevare ad otto mesi il periodo di imbarco». «Non hanno avuto nemmeno - ha aggiunto Marangoni - un minimo di accortezza nel prendere le usuali precauzioni che generalmente si prendono in questi casi di posticipare la decorrenza dell'accordo, con il risultato che lavoratori imbarcati in vigenza della precedente normativa, quella dei quattro mesi, convinti di sbarcare alla conclusione di tale periodo, si sono visti allungare di punto in bianco la permanenza a bordo di altri quattro mesi». Inoltre - secondo Federmar-Cisal - «tale accordo risulta un mostro giuridico composto da una serie di deroghe al Contratto Collettivo di Lavoro».
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