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- Il commento di inforMARE
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- Noi di inforMARE siamo preoccupati per la “piega” che sta prendendo il dibattito sulla necessità di garantire alle Autorità Portuali italiane un regime di autonomia finanziaria, o di autodeterminazione finanziaria come l'ha ribattezzata Pasqualino Monti, dibattito che assomiglia sempre più a quello volto a ridefinire il sistema amministrativo italiano verso un modello federale che - partito da considerazioni critiche sull'esito della pianificazione e gestione politico-economica centralizzata - si è rivelato sempre caotico, spesso inconcludente, ed ha prodotto i frutti amari che tutti conosciamo.
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- A nostro avviso è indispensabile non ridurre la discussione sul finanziamento delle Autorità Portuali al mantra federalista che voleva assicurare autonomia gestionale e fondi agli enti locali con un salvifico decentramento delle risorse e dei poteri. Perciò proponiamo di sgombrare il campo dall'assunto, ripetuto all'infinito e ribadito dai vertici di Assoporti, secondo cui consentendo alle Autorità Portuali di trattenere risorse generate dai porti non si incide sui conti dello Stato. Una tesi questa che, lungi dall'essere solo opinabile, è del tutto erronea.
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- Bruno Bellio
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- L'Associazione dei Porti Italiani (Assoporti) ha espresso solidarietà e condivisione delle motivazioni dello sciopero dei lavoratori dei porti italiani in atto nella giornata di oggi. Sottolineando come la cronicizzazione dei problemi minacci di distruggere tutto ciò che di buono è stato realizzato negli scali del Paese a partire da quella pace sociale che è stata eccellente fattore di crescita e di recupero di affidabilità, il presidente dell'associazione delle Autorità Portuali, Pasqualino Monti, ha riaffermato l'assoluta emergenza di realizzare in tempi brevi una riforma del settore a partire dalle tre indicazioni prioritarie che Assoporti ha fornito al Parlamento e al governo, ovvero uscita delle Autorità Portuali dalla lista Istat, attribuzione alle Autorità Portuali di un ruolo di governance estesa che riguardi anche il ciclo logistico, e autodeterminazione finanziaria che consenta al sistema di svilupparsi disponendo di parte delle risorse che genera e quindi non incidendo né sui conti dello Stato, né sul rapporto debito-Pil.
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