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Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, altissime le adesioni allo sciopero nazionale dei lavoratori dei porti
Giachino e Biasotti (FI): crescita e investimenti da fare nei porti sono l'obiettivo cui si deve rispondere
6 marzo 2015
Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno annunciato che lo sciopero nei porti italiani che hanno indetto unitariamente per oggi sta avendo pieno successo: «sono altissime - hanno spiegato i tre sindacati - le adesioni allo sciopero nazionale dei lavoratori dei porti e degli addetti ai servizi tecnico nautici con punte fino al 100%». Scopo dell'iniziativa - hanno ricordato - è protestare «contro la volontà del governo di introdurre nei porti italiani norme liberiste con effetti degenerativi sulle tutele e sulla qualità del lavoro».
Il commento di inforMARE
Ci mancava solo la presa di posizione di un corpo militare nel prolungato, e a quanto pare poco produttivo, dibattito politico sull'aggiornamento della legislazione in materia portuale.
A colmare tale lacuna si è volonterosamente prestata la Capitaneria di Porto di Genova che ha colto l'occasione della messa in sicurezza di alcune navi colpite dalla forza del vento nel porto del capoluogo ligure per sottolineare quanto il servizio pubblico realizzato dai servizi tecnico-nautici «sia importante per la sicurezza, anche ambientale, e l'operatività di un porto come quello di Genova e di quanto sia indispensabile la loro valenza di servizio pubblico essenziale».
«Nessun soggetto privato in posizione di concorrenza - ha voluto precisare la Capitaneria - potrebbe garantire quelle prestazioni che solo la natura pubblica dei servizi tecnico-nautici, sotto il coordinamento, la regolazione e la posizione di garanzia assunta dall'Autorità Marittima, possono assicurare, in situazioni ordinarie ma soprattutto nelle condizioni estreme come quelle di ieri, garantendo una presenza qualificata h24, altissima professionalità, sicurezza, efficacia ed efficienza organizzativa».
Rimorchiatori Riuniti, che mercoledì attraverso i mezzi della sua società Rimorchiatori Riuniti Porto di Genova ha dato un contributo essenziale alla messa in sicurezza delle navi messe in pericolo dal vento, è un'azienda privata, che però opera in regime di monopolio.
A tutti non è proprio ben chiaro come mai un'azienda privata gestisca in monopolio un servizio di carattere pubblico e perché tale compito non venga piuttosto affidato ad un'apposita azienda pubblica.
In più: il privato lavora bene e coscienziosamente solamente quando non è posto in competizione con altre aziende? Quando ha sul collo il fiato della concorrenza opera male e con negligenza? La Capitaneria di Porto di Genova non ha dubbi al riguardo.
Da sempre se la politica latita o si ammelma sono i militari a reclamare il diritto di governare. Quando lo ottengono o se ne appropriano gli esiti non sono mai felici.
B.B.
«Secondo i dati raccolti - hanno precisato le tre organizzazioni sindacali di categoria - adesioni del 100% e presidi e blocchi ai varchi di ingressi dei terminal nei porti di Venezia, Trieste Palermo Ancona ed a Ravenna, dove c'è stato un presidio di 500 lavoratori di fronte alla Prefettura. A Genova, dove il presidio in Prefettura ha interessato 400 lavoratori, l'adesione si attesta al 95%, come a Savona ed al porto di Gioia Tauro. A Napoli fermi il del 90% dei lavoratori con corteo e presidio come nei porti di Salerno e di Bari. A La Spezia ed a Cagliari stop al 70% delle attività».
Secondo Filt, Fit e Uilt, «l'adesione dei lavoratori deve spingere il governo ad avviare un confronto vero con le parti sociali per un percorso di riforma dei porti partecipato e con il coinvolgimento del Parlamento, in caso contrario - hanno ammonito - la giornata di oggi è solo l'inizio di un conflitto che potrebbe anche estendersi ad altri settori connessi ai porti».
Se dai sindacati giunge l'esortazione a dare corso ad una procedura partecipata della riforma della legislazione in materia portuale, dall'opposizione arriva un analogo invito, ma soprattutto l'incitamento a puntare alla crescita e agli investimenti nei porti. Sottolineando che «la Grecia con una coraggiosa decisione sul suo porto ha consentito il raddoppio dei containers in arrivo con le conseguenti ricadute sulle entrate fiscali e sulla occupazione nella logistica e nei trasporti», il responsabile nazionale trasporti di Forza Italia, Mino Giachino, e il capogruppo in Commissione Trasporti della Camera, Sandro Biasotti, hanno rilevato che invece in Italia «con oltre 20 porti, molto più vicini al mercato europeo della Grecia, malgrado alcune performance positive in alcuni porti, da anni siamo fermi a 5-6 milioni di containers (il doppio della Grecia, la metà di quelli che riceve da solo il porto di Rotterdam)».
Giachino e Biasotti hanno ricordato inoltre che «il governo doveva presentare entro il 12 febbraio il Piano dei Porti e della logistica» per la cui stesura aveva nominato «un gruppo di lavoro non rappresentativo del settore (tagliando fuori sindacati, trasportatori e operatori logistici)» che - hanno denunciato gli esponenti di Forza Italia - «ha lavorato a un documento ridicolmente secretato che comunque a detta di chi l'ha potuto leggere non appare molto coraggioso e oggi è nelle mani del ministro Lupi».
«Mentre la discussione pare paralizzata dalle divisioni tra PD e ministro sull'assetto da dare alle Autorità Portuali, noi, nel giorno dello sciopero dei lavoratori portuali - hanno proseguito Giachino e Biasotti - chiediamo al ministro di essere molto più coraggioso e di puntare soprattutto alla crescita che è la priorità per il Paese. La crescita e gli investimenti da fare nei porti sono l'obiettivo cui si deve rispondere. Da questo punto di vista - hanno osservato - nel Piano dei porti, è sicuramente prioritaria la nuova diga al porto di Genova, il porto che dovrà avere una crescita sostenuta se il nostro Paese vuole avere un altro peso nei traffici mondiali. La governance e la riforma dei porti - hanno concluso - sono importanti, ma sono materia precipua del Parlamento e debbono essere discusse democraticamente».
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