- . «È corretto - precisa il segretario generale del sindacato, Claudio Tarlazzi - fare analisi costi/benefici sulle grandi opere infrastrutturali, ma - aggiunge - sarebbe anche fondamentale dare continuità a quanto già programmato, senza ricominciare daccapo ogni volta che cambia un governo. Fermare o cambiare programmi già avviati, equivale a perdere credibilità, incidendo negativamente sulla programmazione degli investimenti delle imprese e quindi sulla capacità di crescita complessiva del Paese».
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- «In Italia - ricorda Tarlazzi - abbiamo bisogno urgente di recuperare il gap con il resto dell'Europa. Opere come il Terzo Valico o la Torino-Lione rispondono ad analisi macroeconomiche di sistema, che vanno al di là dei costi/benefici di una singola opera, rispondendo a logiche di interesse economico, sociale e di prospettiva di tutto il Paese. C'è bisogno di integrazione con il resto d'Europa e con i Paesi del Nord Africa, mediante connessioni materiali ed immateriali, che fungano da sostegno della nostra industria manifatturiera, del turismo e della vocazione geografica di cerniera dei traffici terrestri oltre che marittimi, da Sud a Nord, intercettando i carichi marittimi Est-Ovest. Per questo motivo è improcrastinabile la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali già programmate, da cui dipenderà il rilancio del Paese, a cominciare da quello del Mezzogiorno».
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- «Attualmente - ricorda ancora il segretario generale di Uiltrasporti - dai valichi alpini transitano 216 milioni di tonnellate di merce, di cui 50 milioni di scambio commerciale con la Francia, realizzato per il 92% via gomma, con esternalità molto alte e a discapito della sicurezza della circolazione. Il forte congestionamento del traffico stradale pesante abbassa la produttività, aumenta i costi delle filiere e abbassa la competitività complessiva del Paese».
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- «Bisogna - conclude Tarlazzi - interconnettere nodi logistici, porti, interporti ed aeroporti e aumentare la loro accessibilità, sviluppando un sistema ferroviario efficace, senza pregiudizi ideologici, che dovrebbero essere del tutto estranei a chi governa il Paese, quando si amministra nell'interesse del bene comune. Ne ha bisogno l'economia, ma soprattutto ne ha bisogno il Paese, per sviluppare un trend strutturale di crescita sociale ed occupazionale».
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