- L'associazione degli spedizionieri genovesi teme che l'attività del porto del capoluogo ligure possa essere rallentata dalla carenza di personale addetto ad effettuare i controlli sulle merci. «Siamo preoccupati - ha spiegato il direttore generale di Spediporto, Giampaolo Botta - che Roma abbia dimenticato che il porto di Genova oltre ad essere il più grande porto per numero di contenitori movimentati sia anche il più importante porto italiano per numero di verifiche e controlli alla merce. Una funzione indispensabile e molto delicata. Ad essere soggetti a controlli sono le merci che finiscono sulla tavola degli italiani. Il rischio, se non dovesse arrivare un congruo numero di medici, veterinari e tecnici, a supporto dell'attuale organico ormai ridotto all'osso, è che il sistema dei controlli vada in blocco operativo. Già oggi si segnalano ritardi e grossi disagi alle procedure di analisi e controllo. Il problema - ha sottolineato Botta - è romano, gli uffici Usmaf e Veterinario, dipendono dal Ministero della Salute. Ad oggi questi due uffici, strategici, sono senza il dirigente di ruolo e sotto organico. il personale presente a Genova, sia di sanitario che veterinario, sta dando prova di grande senso di responsabilità, con grande sacrificio porta avanti il lavoro nel quotidiano ma questa situazione non può durare a lungo».
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- L'associazione degli spedizionieri ha ricordato che tutti gli anni nel porto di Genova vengono svolte decine di migliaia di controlli sulla merce, rilasciati oltre 50mila certificati sanitari ed oltre 15mila certificati veterinari, e che Genova è il porto più importante d'Italia per quanto riguarda importazione ed esportazione di generi alimentari tanto destinati al consumo umano e/o animale che all'industria.
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- «In Italia - ha rilevato Botta - giustamente si parla prevalentemente, se non solo, di infrastrutture. Eppure il peso che hanno i servizi di controllo è elevato. L'affidabilità di uno scalo, su tempi e costi dei controlli, incide in modo rilevante sulle scelte di importatori ed esportatori. Talvolta i costi per questi controlli, o per i ritardi accumulati, superano il valore del nolo marittimo del contenitore. Se non si dovesse mettere mano concretamente al problema il rischio è di perdere clientela per inefficienza del sistema ad offrire servizi di qualità. Il tutto senza contare che a partire dal prossimo 14 dicembre parte delle competenze di Usmaf passeranno ai Veterinari; ad organico invariato sarà impossibile sostenere questa ulteriore rivoluzione organizzativa. Non meglio - ha precisato il direttore generale di Spediporto - se la passa l'Agenzia delle Dogane anche qui, in attesa del nuovo direttore interregionale, la situazione sta diventando critica soprattutto nelle SOT (Sezione Operativa Territoriali), particolarmente critica la situazione di Passo Nuovo (Porto Vecchio) dove, oltre al problema dello scanner che ha comportato un investimento da sei milioni di euro ed è utilizzato part-time, le attività, legate non solo al traffico container ma anche ro-ro, richiedono una disponibilità di risorse umane anche nei fine settimana».
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- «La macchina portuale - ha concluso Botta - è complessa. Per funzionare a pieno regime ha necessità che ogni attore, sia pubblico che privato, possa essere messo in condizione di lavorare al meglio, l'ottimizzazione del ciclo operativo comporta sensibili risparmi a tutto vantaggio della clientela finale. Siamo destinati a lavorare H24/7, è la legge del mercato. In Europa molti scali si sono già organizzati. I tempi di resa della merce sono diventati fondamentali in chiave competitiva, qui invece sono totalmente ignorati».
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