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Global Shippers' Forum, le misure per la decarbonizzazione dello shipping con devono penalizzare i caricatori
L'associazione dice no allo slow steaming, sottolinea la necessità di non soffocare la crescita economica e di evitare un'eccessiva concentrazione nel settore del trasporto marittimo
24 maggio 2019
Il Global Shippers' Forum (GSF), organizzazione costituita nel 2006 con lo scopo di rappresentare gli interessi delle case di spedizione e dei caricatori che sono utenti di servizi di trasporto internazionale, ha il timore che il tema della riduzione dell'impatto ambientale dei trasporti, e in particolare dello shipping, venga affrontato senza tener conto della necessità di trovare soluzioni che non soffochino la crescita economica.
Questa preoccupazione è stata espressa dall'associazione anche con riferimento al “ITF Transport Outlook 2019”, il rapporto presentato nei giorni scorsi dall'International Transport Forum (ITF) che evidenzia le sfide future che dovranno essere affrontate dal settore dei trasporti. Il rapporto dell'ITF - ha rilevato il segretario generale del Global Shippers' Forum, James Hookham - si concentra essenzialmente sulla necessità di decarbonizzare i trasporti, collocando in questo contesto praticamente ogni alterazione o sviluppo che interessa il settore della logistica. Questa sfida - ha osservato Hookham - è particolarmente impegnativa per il trasporto marittimo, che è la modalità di trasporto dominante relativamente ai traffici intercontinentali e che trasporta i più consistenti volumi di merci a livello globale. Il rapporto - ha specificato il segretario generale del Global Shippers' Forum - elenca varie soluzioni, in particolare la navigazione a bassa velocità, ma secondo il GSF ciò avrebbe conseguenze molto negative per gli utenti del trasporto marittimo, ovvero i caricatori. Ciò - ha spiegato Hookham - comporterebbe un ulteriore aumento dei tempi di consegna e, pertanto, non risulta essere una soluzione sostenibile».
Esortando ad instaurare un aperto dialogo tra il settore del trasporto marittimo e le istituzioni governative affinché le misure politiche che verranno assunte siano praticabili e a favore della crescita e dell'occupazione, Hookham ha evidenziato che «il trasporto delle merci dovrebbe essere considerato un mezzo piuttosto che un fine in se stesso».
Inoltre, relativamente allo shipping, l'associazione degli spedizionieri ha rilevato che i temi del trasporto marittimo dovrebbero essere di stretta responsabilità dell'International Maritime Organization (IMO) e, a tal proposito, il GSF ha manifestato la delusione degli spedizionieri perché in occasione della 74esima riunione del Comitato per la salvaguardia dell'ambiente marino dell'IMO, tenutasi la scorsa settimana, non sono state assunte decisioni. «È essenziale - ha sottolineato Hookham - individuare una soluzione che promuova misure tecniche e operative per ridurre la CO2 e non trasferire semplicemente gli ulteriori costi sui caricatori o aumentare significativamente i tempi di trasporto».
Il segretario generale del GSF ha rimarcato anche i pericoli per i caricatori implicati dalla prossima evoluzione del sistema globale dei trasporti delineata dalla pubblicazione dell'ITF: «il rapporto - ha specificato Hookham - sottolinea inoltre che, anche se le modalità di trasporto alternative cresceranno in termini di volume di merci trasportate, non ultimi i collegamenti aerei e in misura minore quelli ferroviari tra Asia ed Europa, il trasporto marittimo oceanico continuerà ad essere dominante per i traffici mondiali: nel 2050 più di tre quarti di tutte le merci continueranno ad essere trasportate dalle navi, in pratica così com'era nel 2015. Il rapporto - ha rilevato ancora Hookham - indica che il settore dello shipping, sotto la pressione volta a ridurre i costi e a mantenere la redditività, tende a concentrarsi maggiormente su un limitato numero di porti e di rotte marittime. Il rischio per i caricatori - ha denunciato Hookham - è di finire per confrontarsi con un'offerta di trasporto marittimo ancora più dominante e concentrata, con meno scelta e potenzialmente meno qualità, a causa della diminuzione della concorrenza».
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