- Nel 2018 la Liguria ha subìto una contrazione delle esportazioni pari al 6,7%, la peggiore performance a livello nazionale. Il dato è stato reso noto oggi dall'Associazione Ligure Commercio Estero (ALCE) che ha tenuto la propria 74esima assemblea annuale presso Palazzo Ducale a Genova. L'associazione ha specificato che, su 20 regioni in Italia, quella ligure si colloca da tre anni al 14esimo posto con una quota sul totale dell'export pari all'1,6%, lontano dalle altre regioni del Nord Italia che costituiscono la locomotiva dell'export nazionale, come la Lombardia (27,7%), l'Emilia Romagna (13,8%), il Veneto (13,8%), ma anche di regioni che per estensione territoriale e struttura economica assomigliano di più alla Liguria, come il Friuli Venezia Giulia (3,4%, settimo), le Marche (2,6%, ottave) o l'Abruzzo (1,9%, 12esimo).
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- Inoltre, relativamente ai volumi di interscambio, l'ALCE ha evidenziato che la Liguria, benché in pole position per i progetti della Via della Seta marittima nel Mar Mediterraneo, nel 2018 ha registrato un crollo delle esportazioni verso la Cina (-40% a 275 milioni di euro), che oggi rappresentano il 3,7% dell'export totale regionale, dominato invece dalla Francia (+15,5%, 963 milioni, 12,8% del totale), dagli Stati Uniti (-13,2%, 762 milioni, 10,2%) e dalla Germania (-6,6%, 654 milioni, 8,7%).
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- L'associazione ha elencato alcuni motivi per cui la Liguria fatica a contare di più. Su questa situazione - ha spiegato l'ALCE - pesano certamente dei fattori esogeni e difficilmente controllabili: sul suo piccolo territorio, forte - ha rilevato l'associazione - è stato l'impatto della tragedia del Ponte Morandi, il viadotto autostradale crollato lo scorso agosto nel capoluogo ligure. Inoltre - secondo l'ALCE - per la sua storia e posizione geografica la Liguria è più esposta di altre regioni italiane alle tensioni che stanno attraversando l'Europa - dall'assenza di coordinamento a livello UE proprio sul tema della Via della Seta, all'incapacità nazionale e internazionale di gestire i fenomeni migratori, all'impatto negativo della tecnologia sull'occupazione non specializzata.
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- L'associazione ha evidenziato che, tuttavia, esistono anche fattori su cui politica. ma soprattutto il mondo economico, possono agire in fretta. Per la politica, il presidente di ALCE, Riccardo Braggio, ha suggerito di intraprendere un metodo per quanto possibile di tipo pianificatorio dell'economia regionale, provando a superare l'approccio emergenziale o di saltuarietà che sin qui ha caratterizzato la gestione del territorio - che si riflette su un paesaggio urbano tormentato e ancora poco infrastrutturato. Ma per rendere possibile questo - ha precisato Braggio - è necessario che anche il mondo dell'associazionismo economico superi le proprie barriere: «le associazioni specialistiche - ha osservato - si occupano di segmenti molto piccoli del mondo del lavoro. Non hanno naturalmente un grossa rappresentatività, ma spesso riescono a essere più incisive perché intervengono su questioni specifiche e in tempi rapidi. Il loro lato debole - ha però sottolineato Braggio - è lo scarso impatto verso le istituzioni. Saper interpretare i cambiamenti in atto significa necessariamente capire che questo tipo di organizzazioni non funzionano più, significa saperne vedere i limiti e i vantaggi per costruire nuovi modelli più efficienti e al tempo stesso più rappresentativi. Tutte le associazioni - ha affermato Braggio - debbono tornare a dedicare le risorse per potenziare i propri centri di eccellenza per fare gli interessi dei propri associati: questo è esattamente il percorso che Alce ha iniziato con Confindustria Genova».
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- L'Associazione Ligure Commercio Estero ha infatti avviato un percorso comune di integrazione, che porterà l'ALCE a spostare la propria sede in Confindustria nella logica di integrare in maniera sempre più completa la collaborazione fra le due associazioni, per creare - ha concluso Braggio - «un nuovo punto di riferimento per i nostri associati: più grande, più efficiente e più centralizzato sulle loro necessità. Come abbiamo detto in più occasioni, in un mondo che cambia rapidamente, saper riconoscere il trend del cambiamento diventa oltremodo strategico».
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