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Assarmatori, il successo del Marebonus rischia di essere compromesso dai maggiori costi determinati dalle norme IMO 2020
L'associazione sottolinea di non poter non condividere le preoccupazioni delle imprese di trasporto, a loro volta costrette a operare sul confine sottile dell'equilibrio di bilancio
19 dicembre 2019
La dotazione finanziaria del Marebonus, il contributo concesso dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per sostenere l'istituzione e realizzazione di nuovi servizi marittimi per il trasporto combinato delle merci o per il miglioramento di tali servizi, non è più sufficiente per coprire i costi che gli armatori devono affrontare per adeguare le proprie flotte alle nuove disposizioni normative internazionali sul tenore di zolfo nei combustibili navali che entreranno in vigore il prossimo primo gennaio. Lo sostiene Assarmatori sottolineando la necessità che il governo si faccia urgentemente carico «di un problema reale che - ha evidenziato l'associazione armatoriale - minaccia di distruggere una delle più innovative operazioni mai condotte dallo shipping: le Autostrade del Mare».
Assarmatori ha spiegato che il Marebonus, che è riconosciuto alle imprese di trasporto per sostenere lo sviluppo delle Autostrade del Mare attraverso il trasferimento di camion dalla terra al mare, «non è oggi sufficiente per coprire gli impatti sulla filiera degli investimenti e degli ingenti costi che le compagnie di navigazione si trovano ad affrontare; entrambi derivanti dall'adeguamento delle navi alla normativa IMO (International Maritime Organization) che entrerà in vigore fra due settimane imponendo l'utilizzo di combustibile con tenore di zolfo non superiore allo 0,5% o in alternativa l'uso di scrubbers o il ricorso al gas Gnl. Soluzioni - ha osservato l'associazione - che comporteranno un aumento dei costi di rifornimento stimato tra il 20 e il 30%».
Specificando che «i nuovi oneri dovranno essere inevitabilmente assorbiti nel prezzo del servizio di trasporto marittimo e quindi dall'intera filiera del trasporto fino al consumatore finale», Assarmatori ha precisato che l'associazione armatoriale «non può non condividere le preoccupazioni delle imprese di trasporto, a loro volta costrette a operare sul confine sottile dell'equilibrio di bilancio e ad affrontare la resistenza da parte dei loro clienti a compensare gli aumenti di costo che si troveranno ad affrontare».
«Si profila - ha denunciato oggi il presidente di Assarmatori, Stefano Messina, a margine del convegno “Noi, il Mediterraneo” in corso a Palermo - il rischio di compromettere una delle più brillanti operazioni realizzate dallo shipping italiano: le Autostrade del Mare, che hanno ridotto drasticamente sia il traffico pesante su strade e autostrade, sia i livelli di inquinamento e il numero di incidenti, fornendo al Paese l'unica vera chiave di compattamento economico fra Nord e Sud».
Assarmatori ritiene quindi «indispensabile che il governo e in particolar modo il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, si facciano carico del problema attraverso misure straordinarie che consentano da un lato alla flotta operante sulle Autostrade del Mare di affrontare i maggiori costi di adeguamento alla normativa internazionale, dall'altro di non incidere sulla competitività delle aziende dell'autotrasporto che opteranno per l'opzione mare - oggi ancora più green - con gli oneri che ne conseguiranno».
Per Assarmatori, «serve una più generale condivisione degli oneri certamente attraverso una trasmissione degli stessi al consumatore finale, ma anche attraverso un potenziamento degli incentivi all'impiego della mobilità marittima che permetta alle imprese di trasporto di equilibrare i nuovi aumenti, ribadendo in questo modo gli obiettivi previsti dall'incentivo Marebonus e che ora rischierebbero di essere compromessi».
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