- , 400 con l'indotto. Sono i numeri di una realtà radicata in un ambiente prettamente maschile emersi nel corso dell'iniziativa organizzata questa mattina dalla Fit Cisl Liguria al Cap di Genova intitolata “Le donne del porto”: le lavoratrici che raccontano le attività portuali dal punto di vista delle donne, tra difficoltà, ostacoli e conquiste”.
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- Delle 350 donne che lavorano nello scalo, tuttavia, , mentre le altre sono impiegate negli uffici, nelle attività amministrative e gestionali. «Del numero complessivo delle lavoratrici del porto - ha spiegato il segretario generale di Fit Cisl Liguria, Mauro Scognamillo - la parte del leone la fa l'Autorità Portuale con oltre cento impiegate; seguono VTE, Terminal Messina e via via gli altri (Terminal SECH, San Giorgio, Gruppo Spinelli, Stazione Marittima, Fuorimuro ecc)».
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- «Il lavoro portuale - ha osservato la responsabile coordinamento donne della Fit, Giulia Marzullo - è da sempre considerato maschile, rude, faticoso, difficoltoso, ma da tempo la presenza di personale femminile è in aumento anche nei reparti cosiddetti operativi. In questo seminario abbiamo inteso guardare questo mondo dal punto di vista delle donne che ci lavorano: quali sono le difficoltà, le problematiche e perché no, anche le soddisfazioni».
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- Una realtà a cui l'organizzazione sindacale ha intenzione di dare una casa comune: «è nostra intenzione - ha reso noto il segretario Fit con delega ai porti, Davide Traverso - aprire il coordinamento donne delle lavoratrici del porto».
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- Al seminario odierno hanno partecipato, tra gli altri la segretaria regionale Cisl, Paola Bavoso, e sono intervenuti gli RLS di sito del porto, Stefano Grasso, e Laura Amoretti, consigliera di Parità effettiva della Regione Liguria. Ha tratto le conclusioni Francesca Di Felice, responsabile nazionale Coordinamento donne della Fit Cisl.
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