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Intertanko, l'inclusione dello shipping nel sistema ETS dell'UE sulle emissioni rischia di danneggiare il commercio con l'estero dell'Unione
Stanzel: a rischio gli sforzi intrapresi dall'IMO nell'ambito della sua strategia per ridurre le emissioni di gas serra dello shipping internazionale
17 settembre 2020
Dopo la forte preoccupazione espressa martedì dall'associazione degli armatori europei ECSA per il via libera del Parlamento europeo all'inclusione dello shipping nel sistema ETS per lo scambio delle quote di emissione dell'UE ( del 15 settembre 2020), ok confermato formalmente ieri dagli eurodeputati con 520 voti favorevoli, 94 contrari e 77 astensioni, oggi anche l'International Association of Independent Tanker Owners (Intertanko), l'associazione internazionale che rappresenta gli armatori che hanno flotte di navi cisterna, ha manifestato disappunto per la decisione dell'assemblea legislativa europea che - secondo l'associazione, così come rilevato dall'ECSA - potrebbe compromettere il raggiungimento di una soluzione globale sui gas serra prodotti dal trasporto marittimo.
«Gli associati di Intertanko - ha spiegato Katharina Stanzel, direttrice generale dell'associazione - hanno accolto con grande preoccupazione la decisione del Parlamento europeo di includere i traffici marittimi internazionali e interni all'UE nel loro sistema di scambio di quote di emissioni ETS. Dobbiamo ancora valutare le conseguenze complessive di tale misura, che tuttavia potrebbe seriamente minare gli sforzi intrapresi dall'IMO nell'ambito della sua strategia per ridurre le emissioni di gas serra dello shipping internazionale».
Stanzel ha evidenziato che l'effetto della decisione è di vasta portata in quanto riguarda tutte le navi di oltre 5.000 tonnellate di stazza lorda che scalano i porti dell'Unione Europea, indipendentemente dalle loro altre destinazioni, ed ha ricordato che ciò comporta che le navi dovranno acquistare quote per ogni tonnellata di CO2 emessa durante la totalità di questi viaggi. Inoltre ha ricordato che la proposta dell'UE include l'istituzione di un Ocean Fund per raccogliere il denaro dalle navi e che si suggerisce di utilizzare il 20% di tali fondi per il “ripristino e una migliore gestione degli ecosistemi marini”, mentre non è noto che quota dei fondi sarà riservata agli indispensabili progetti che sviluppano e implementano soluzioni per decarbonizzare il trasporto marittimo internazionale, come previsto dalla strategia dell'International Maritime Organization (IMO).
«Questa proposta - ha osservato Il direttore tecnico di Intertanko, Dragos Rauta - avrebbe gravi conseguenze per gli scambi commerciali con i paesi dell'UE in quanto le quote dovrebbero essere acquistate per tutte le emissioni di CO2 riportate ai sensi dell'attuale regolamento MRV dell'UE (il sistema di monitoraggio, comunicazione e verifica delle emissioni di CO2 in base al consumo di combustibile delle navi istituito in base al Regolamento UE 2015/757, ndr)».
«Sulla base delle emissioni totali di CO2 comunicate al THETIS MRV dell'UE per il 2018 (142,5 milioni di tonnellate) e per il 2019 (135,7 milioni di tonnellate) e in base al prezzo corrente di 25 per unità (prezzo per una tonnellata di emissioni di CO2) - ha specificato Rauta - il costo complessivo per le navi che scalano nei porti dell'UE potrebbe arrivare fino a 3,5 miliardi di euro all'anno, con un rilevante onere per le navi impegnate in lunghi rotte».
Intertanko ha sottolineato inoltre che, anche se l'attuale direttiva ETS è descritta come un sistema “regionale”, tuttavia gran parte dei traffici commerciali operati da navi cisterna con l'UE è collegata a destinazioni al di fuori dell'Unione e, pertanto, i costi aggiuntivi avrebbero anche un impatto sui partner commerciali dell'UE, con relative preoccupazioni legali e diplomatiche sulla portata geografica, ancora da valutare, di una tassa sulle emissioni imposta unilateralmente.
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