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L'ESPO sostiene la strategia dell'UE di decarbonizzazione dello shipping, ma chiede sostegno finanziario per i porti
L'associazione propone che gli introiti prodotti dall'inclusione dello shipping nel sistema ETS siano usati anche per promuovere la realizzazione di infrastrutture per fuel alternativi
22 settembre 2020
Se alcune delle principali organizzazioni armatoriali internazionali ed europee hanno vivacemente contestato la recente decisione del Parlamento europeo di invitare l'industria dello shipping a ridurre le proprie emissioni di CO2 entro il 2030 e, soprattutto, di imporre l'inclusione del trasporto marittimo nel sistema UE per lo scambio delle quote di emissione (ETS), da parte sua l'associazione dei porti europei non si è pronunciata in merito, nonostante il traffico marittimo sia il motore vitale dell'attività degli scali portuali continentali. Tuttavia, a seguito della consultazione tenutasi dal 2 luglio al 10 settembre scorsi sulle emissioni di CO2 generate dal trasporto marittimo realizzata nell'ambito dell'iniziativa “FuelEU Maritime - Spazio marittimo europeo sostenibile”, l'European Sea Ports Organisation (ESPO) un sostegno alle tesi addotte dall'industria armatoriale (assai timido, in verità) lo ha fornito. Ma ha fornito anche qualche elemento di attrito.
Oggi, rendendo nota la propria posizione sulla FuelEU Maritime Initiative, l'ESPO ha confermato il proprio favore nei confronti dell'obiettivo dell'Unione Europea di diventare la prima regione ad emissioni zero entro il 2050 ed ha inoltre confermato che l'associazione dei porti europei ritiene che rendere il trasporto marittimo più ecologico sia una priorità per conseguire questo obiettivo. Dichiarazione, quest'ultima, che non sembra poter essere accettata in questa forma dagli armatori europei perché intesa dai legislatori dell'UE come una conferma della bontà della loro decisione.
Secondo l'ESPO, «migliorare sia lo sviluppo, l'adozione, l'uso e la disponibilità di combustibili che di tecnologie alternative sostenibili è fondamentale per contenere le crescenti emissioni di CO2 prodotte dal trasporto marittimo. Per i porti europei - ha spiegato l'associazione - la via migliore e più efficace è una politica che combini obiettivi chiari con misure che facilitino l'adozione di una varietà di combustibili e tecnologie puliti, superando le barriere all'uso di combustibili alternativi sostenibili e sostenendo gli investimenti sia dal lato della domanda che dell'offerta. Poiché attualmente non esiste una ricetta magica per ridurre le emissioni delle navi - ha rilevato l'ESPO - i porti europei ritengono che un approccio basato sugli obiettivi e tecnologicamente neutrale sia la posizione migliore per facilitare lo spiegamento di potenziali promettenti tecnologie e consentire l'innovazione come parte di un futuro multifuel».
Inoltre l'ESPO ha chiesto che, per facilitare questo approccio, si creino coalizioni dal basso verso l'alto e accordi quadro fra tutte le parti interessate nel settore marittimo. Un passo, appena accennato, nella direzione della proposta degli armatori di un maggior coinvolgimento e ascolto delle tesi dell'industria (ma, questo, “prima” che vengano assunte decisioni che possono avere un notevole impatto sullo shipping europeo).
Per l'ESPO, «queste coalizioni garantirebbero che le infrastrutture per i combustibili alternativi disponibili nei porti vengano utilizzate efficacemente e che la domanda di infrastrutture per i combustibili alternativi corrisponda all'offerta. L'approccio - ha osservato l'associazione dei porti europei - aiuterebbe a realizzare economie di scala e superare potenziali ostacoli allo sviluppo di infrastrutture per i combustibili alternativi, tra cui l'incertezza relata alla domanda, gli elevati costi di investimento iniziali e un ritorno dagli investimenti lento e incerto».
Insomma, i timori dell'ESPO sono tutti rivolti alle implicazioni dirette della decarbonizzazione dello shipping per i porti e la richiesta dell'associazione è di programmare i conseguenti e necessari investimenti mirati ed efficaci nei porti. Non per altro, secondo l'ESPO, l'iniziativa FuelEU dovrebbe occuparsi di tutte le emissioni delle navi: non solo quelle prodotte durante la navigazione, ma anche quelle generate durante la sosta delle navi nei porti. In particolare, l'ESPO manifestato un preciso interesse a sostenere uno specifico obiettivo di riduzione delle emissioni delle navi all'ormeggio come complementare alla generale riduzione delle emissioni dello shipping. Anzi, per precisare e distinguere ulteriormente ciò che attiene il trasporto marittimo e ciò che concerne i porti, l'ESPO ha specificato che l'attenzione alla riduzione delle emissioni delle navi nei porti «non può rappresentare un modo per ritardare l'azione o compensare la mancanza di riduzioni delle emissioni prodotte durante la navigazione».
Per l'ESPO, l'obiettivo dell'UE di decarbonizzare il trasporto marittimo deve essere supportato da un appropriato programma di finanziamenti a sostegno dell'iniziativa, investimenti che devono essere indirizzati verso la realizzazione di infrastrutture per la fornitura di combustibili puliti per lo shipping, per la creazione nelle aree portuali di hub dedicati alle energie pulite e per la connettività alla rete di energie pulite. Secondo l'associazione, per incentivare ulteriormente l'uso di combustibili puliti, la revisione della direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici deve prevedere un'esenzione fiscale permanente a livello dell'UE per tutti i combustibili puliti e le fonti di energia pulite.
Un tema critico per l'industria armatoriale è quello dell'utilizzo delle risorse economiche provenienti dallo shipping che verrebbero raccolte con la sua inclusione nel sistema ETS dell'UE. Per l'ESPO, la realizzazione e la gestione di infrastrutture potrebbe essere promossa proprio utilizzando questi ricavi. Una proposta che potrebbe indurre le organizzazioni armatoriali a chiedere l'inclusione anche dei porti nel sistema ETS dell'Unione per lo scambio delle quote di emissione.
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