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L'Europa dipende sì dal gas russo, ma assai più dal petrolio russo
Todts (Transport & Environment): «il gas è, comprensibilmente, una preoccupazione, ma è il petrolio che finanzia la guerra di Putin»
8 marzo 2022
Da tredici giorni, da quando le truppe russe hanno invaso l'Ucraina, tra i temi più trattati nei dibattiti sul conflitto in corso c'è quello della dipendenza delle nazioni dell'Unione Europea dal gas proveniente dalla Russia, mentre si parla assai poco della loro dipendenza dal petrolio russo. Ad evidenziare quanto più rilevante sia la seconda ci ha pensato l'organizzazione non governativa Transport & Environment (T&E) con un'analisi che sottolinea come l'anno scorso la Russia abbia ricevuto 104 miliardi di dollari quale pagamento delle esportazioni di petrolio russo in Europa e nel Regno Unito, cifra - ha rilevato T&E - che supera e di molto i ricavi generati dalle esportazioni di gas russo verso l'Europa che nel 2021 sono risultati pari a 43,4 miliardi di dollari. In pratica - ha osservato T&E - l'Europa sta dando a Putin 285 milioni di dollari al giorno quale pagamento delle importazioni di petrolio russo.
Sulla base di questi dati, Transport & Environment ha sollecitato l'Europa ad unirsi ad un embargo globale sul petrolio russo: «ogni giorno - ha spiegato il direttore esecutivo dell'organizzazione non governativa, William Todts - l'Europa invia oltre un quarto di miliardo a Putin, anche se fa la guerra alle porte di casa. Ciò deve finire. Ma - ha precisato Todts - non dovremmo semplicemente scambiare il petrolio russo con quello saudita. È tempo di migliorare notevolmente l'efficienza dei trasporti e di dare impulso all'elettrificazione dei trasporti per ridurre il consumo di petrolio».
L'analisi condotta da T&E rileva che, anche se alcune nazioni europee come la Slovacchia dipendono dalla Russia per oltre il 90% delle loro forniture petrolifere, nel suo insieme la dipendenza del continente europeo, per quanto significativa, non è insormontabile. A differenza del gas - specifica lo studio - la maggior parte delle importazioni europee di petrolio avviene tramite il trasporto su petroliere e quindi attraverso i porti. Circa il 70-85% del greggio importato dalla Russia viene esportato dai porti russi sul Mar Baltico e sul Mar Nero e in misura minore dai suoi porti nella regione artica, mentre la quota restante di petrolio grezzo viene trasportata tramite l'oleodotto Druzhba che rifornisce raffinerie in Polonia, Germania, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. . Nel 2019 solo tra il 4% e l'8% delle forniture di petrolio russo all'Europa è giunto attraverso gli oleodotti russi. I paesi europei che maggiormente dipendono dalle esportazioni di greggio russo sono l'Olanda, l'Italia, la Francia e la Finlandia.
Specificando che per l'Europa è possibile, anche nel breve termine, reperire petrolio altrove, T&E ha rilevato che tuttavia ciò non risolve la dipendenza a lungo termine dell'Europa dal petrolio. Alla luce di questa dipendenza, secondo Transport & Environment la Commissione Europea dovrebbe includere il petrolio russo nelle proprie future strategie per l'indipendenza energetica. Inoltre l'organizzazione non governativa ha evidenziato che, in un momento in cui il governo statunitense sta discutendo della possibilità di attuare un embargo petrolifero, la mancata menzione del petrolio da parte dell'UE in una bozza di strategia di cui T&E ha preso visione metterebbe in discussione la determinazione da parte europea nel porre fine all'invasione dell'Ucraina.
«L'UE - ha affermato Todts - deve riscrivere la propria strategia per la sicurezza energetica includendovi il petrolio. Il gas è, comprensibilmente, una preoccupazione, ma è il petrolio che finanzia la guerra di Putin. Fare affidamento su di esso lascia gli europei pericolosamente esposti all'aumento dei prezzi in un mondo sempre più incerto. Qualsiasi strategia di sicurezza energetica che ignori il petrolio - ha concluso Todts - non vale la carta su cui è scritta».
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