- Dal 24 febbraio scorso, quando i militari di Mosca hanno iniziato a calcare il territorio dell'Ucraina, la strategia industriale della Russia ha preso, almeno nelle intenzioni, una decisa piega verso una condizione di autarchia. Precedentemente, pur influenzata dalle sanzioni imposte dall'Occidente già dal 2014 a seguito dell'annessione russa della Crimea e quale ritorsione per la mancata attuazione degli accordi di Minsk, l'industria russa era fortemente dipendente da forniture dall'estero. E lo è ancora, ma i dirigenti della principali industrie nazionali assicurano che questa svolta avrà successo, nonostante diversi giornali russi, e non certo quelli più critici nei confronti del governo che già hanno dovuto cessare le pubblicazioni, sollevano dubbi sulla possibilità dell'economia russa di fare a meno di beni dall'estero dato che la Russia importa anche i chiodi come hanno ricordato diversi quotidiani nazionali manifestando perplessità anche sulla prospettiva di attivare canali di importazione paralleli.
-
- La febbre autarchica dei dirigenti dell'industria ha contagiato anche il settore della cantieristica navale, con i responsabili delle aziende del comparto che se nei primi giorni della guerra, come quelli di altri segmenti dell'industria, hanno manifestato qualche preoccupazione per gli effetti del conflitto sulla produzione, timori seccamente tacitati da Vladimir Putin che ha espresso la decisa convinzione che l'industria russa subirà al massimo qualche temporaneo contraccolpo, più recentemente hanno fatto proprio questo convincimento rappresentandolo come certezza, come ad esempio ha fatto oggi l'amministratore delegato del gruppo navalmeccanico russo United Shipbuilding Corporation (USC), Alexei Rakhmanov, partecipando al vertice nazionale sulla politica industriale in corso a Mosca.
-
- Rakhmanov ha parlato della reazione dell'industria russa alle prime sanzioni del 2014, affermando che la Russia stava perdendo 100 miliardi di dollari regalando tutte le proprie risorse naturali e, nel caso dell'industria navalmeccanica, consegnando il mercato ai produttori stranieri di attrezzature navali. Rakhmanov ha specificato che si è compiuto qualche tentativo nazionale per sviluppare un nuovo concetto di motori navali senza tuttavia investire un centesimo per insediare un'attività produttiva sul suolo russo. L'amministratore delegato della United Shipbuilding Corporation ha assicurato che, tuttavia, non tutto è perduto ed è possibile recuperare attraverso una combinazione tra meccanismi di mercato ed una rigorosa gestione pubblica.
-
- Che l'industria navalmeccanica russa possa dipendere solo da se stessa e da fornitori nazionali lo ha sottolineato ieri l'USC in occasione del varo presso il cantiere navale Krasnoe Sormovo Shipyard di Nizhny Novgorod, che fa parte del gruppo, della sesta di una serie di undici rinfusiere che
- l'azienda sta costruendo per conto della connazionale State Transport Leasing Company (STLC). Serie di navi - ha assicurato il direttore generale del cantiere navale, Mikhail Pershin - che costituiscono la base della moderna flotta mercantile russa: «sulla portarinfuse varata - ha spiegato - sono state installate numerose componenti di produzione nazionale anziché quelle straniere. Continuiamo ad attuare - ha precisato - il nostro programma di sostituzione delle importazioni. Questa nave da carico è dotata di un propulsore russo. In precedenza queste componenti venivano acquistate in Germania. La produzione di propulsori - ha reso noto Pershin - è stata attivata presso la NPO Vint, che fa parte della USC. Inoltre su questa nave sono state installate gru e verricelli per l'ormeggio di produzione nazionale anziché turca. Sulle ultime navi della serie abbiamo poi in programma di utilizzare eliche orientabili di fabbricazione russa, che in precedenza sono state acquistate in Germania e anche in Cina».
-
- Oggi inoltre l'amministratore delegato United Shipbuilding Corporation, a margine del convegno, ha annunciato all'agenzia di stampa “TASS” che USC sta entrando nel segmento delle portacontenitori avendo avviato la progettazione di una portacontainer da 340 teu per il primo cliente, con lo scopo di giungere alla produzione in serie di navi di questo tipo.
-
- A frenare questa frenesia autarchica, che sembra essere stata alimentata da Putin, sembra essere lo stesso Putin che oggi, intervenendo da remoto al primo Forum Economico Eurasiatico, ha chiarito che la Russia è conscia degli enormi vantaggi apportati dall'alta tecnologia delle economie sviluppate e che non ha alcuna intenzione di isolarsi da questo mondo dal quale invece altri intendono spingere fuori la Russia, tentativo - ha avvertito - che nessuno sarà in grado di attuare. «Se non ci separiamo con una sorta di muro - ha precisato - allora nessuno sarà in grado di separare un paese come la Russia. Poi, se stiamo parlando non solo della Russia ma anche dei nostri partner nell'Unione Economica Eurasiatica e nel mondo intero, allora questo è un intento assolutamente irrealistico. Al contrario - ha ammonito Putin - coloro che desiderano questo arrecano un danno principalmente a se stessi. E per quanto stabili siano le economie di quei paesi che perseguono una politica così miope, lo stato attuale dell'economia mondiale dimostra che la nostra posizione è corretta e giustificata, anche prendendo in considerazione gli indicatori macroeconomici».
-
- Poi il discorso di Putin torna a fomentare spinte autarchiche: rivolgendosi ad Aleksandr Nikolaevic Sochin, attuale presidente dell'ateneo universitario Scuola superiore di economia, e riferendosi al suo impegno per risolvere i problemi che caratterizzano la supply chain e i trasporti, il presidente delle Federazione Russa ha specificato che «tutto più essere regolato e realizzato in modo nuovo. Non senza qualche danno - ha precisato - ma ciò conduce al fatto che diventiamo in qualche modo davvero più forti. In ogni caso stiamo sicuramente acquisendo nuove competenze, stiamo iniziando a concentrare le nostre risorse economiche, finanziare e amministrative in aree di svolta».
|