Alle dichiarazioni dei giorni scorsi del vice premier Antonio
Tajani che aveva prospettato l'avvio di una nuova stagione di
privatizzazioni e liberalizzazioni, inclusa una non ben precisata
privatizzazione dei porti che ha suscitato le ire di tutti i
sindacati, ha fatto riferimento oggi la presidente del Consiglio,
Giorgia Meloni, che in un'intervista a “Il Sole 24 Ore”
ha specificato che «il tema della privatizzazione dei porti
non è all'ordine del giorno e non credo sia un tema da
campagna elettorale».
Tema chiuso anche per il leghista Edoardo Rixi, vice ministro
alle Infrastrutture e ai Trasporti, che ha espresso «piena
sintonia con Giorgia Meloni anche sul tema dei porti». «Chi
cerca polemiche - ha sottolineato Rixi - si rassegni: questo governo
realizzerà tutto il programma premiato dagli elettori e
durerà cinque anni».
Se con la proposta di un rilancio delle liberalizzazioni il
forzista Tajani ha certo inteso riprendere un tema cavalcato dal
fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi, agli albori della sua
avventura politica, il “niet” del capo del governo e del
vice del vice premier leghista Matteo Salvini sembra marginalizzare
ancor di più la componente forzista nell'esecutivo.
Resta da chiedersi cosa intendesse Tajani per “privatizzazione
dei porti” stante che il sistema di governance dei porti
italiani è pressoché identico a quello delle altre
nazioni europee, ad eccezione del Regno Unito, nelle quali i porti
sono gestiti da enti pubblici controllati dallo Stato o da
amministrazioni locali, sistema che è per lo più lo
stesso che vige anche in gran parte delle altre nazioni occidentali.
Rimane da chiedersi anche cosa intendano Meloni e Rixi per «tema
da campagna elettorale». Mah.