Anche la Filt Cgil lancia un allarme circa il rischio di
penalizzazione del sistema portuale e marittimo italiano con
l'introduzione delle attuali norme del pacchetto europeo sul clima
“Fit for 55%” riguardanti il sistema per lo scambio di
quote di emissioni dei gas ad effetto serra, norme che sono state
estese al settore marittimo. Secondo il sindacato, è
«necessario da parte della Commissione Europea un riesame
della direttiva UE 2023/959 applicata al settore marittimo sulle
emissioni di gas serra». Per la Filt Cgil, «vanno
previste misure transitorie in attesa di un regime globale per non
sfavorire il nostro sistema portuale e marittimo».
«Il sistema, seppur meritevole dal punto di vista
ambientale - rileva la la Federazione dei Trasporti della Cgil -
rischia, se non viene modificato, di arrecare gravi danni al sistema
marittimo portuale italiano. L'assenza di un regime globale, non
solo renderà la misura poco efficace sulla riduzione delle
emissioni, ma avvantaggerà gli scali extra UE come i porti
nord africani i quali, non essendo colpiti dai nuovi oneri,
finiranno per diventare non solo più inquinanti, ma anche
quelli preferiti dalle compagnie marittime per conseguire risparmi
cospicui soprattutto sul segmento dei servizi di transhipment.
Questo scenario è molto preoccupante perché comporterà
la perdita di competitività e di centralità dei nostri
scali, a partire da Gioia Tauro con gravi conseguenze dal punto di
vista economico, sociale ed occupazionale, senza dimenticare che
minerebbe definitivamente anche le potenzialità degli altri
porti transhipment come Cagliari e Taranto».
«Serve - è la richiesta della Filt Cgil - un
urgente intervento al governo e - rende noto il sindacato - ci
attiveremo con le strutture sindacali internazionali, ETF ed ITF,
allo scopo di tutelare il lavoro e la competitiva del nostro sistema
marittimo-portuale».