Non è una sollecitazione, ma una vera e propria
intimazione quella rivolta al governo da FerCargo. L'associazione,
che dal 2009 rappresenta le imprese ferroviarie merci nuove entranti
nel mercato, esige infatti «un urgente cambio di rotta»
dell'esecutivo che - secondo FerCargo - è «colpevole di
aver varato provvedimenti che, non solo creano un effetto devastante
sul settore, ma che sono anche in netta controtendenza con
l'obiettivo apparentemente condiviso di andare verso una “green
economy” attraverso la crescita del trasporto ferroviario.
Continuando sulla strada intrapresa negli ultimi mesi - ha
denunciato oggi l'associazione in una nota - il settore è
invece destinato a diventare marginale nel sistema dei trasporti sia
nazionali che transfrontalieri».
Il cambio di rotta dovrebbe partire - ha specificato FerCargo -
dalla revoca del taglio ai finanziamenti per sostenere l'acquisto di
materiale rotabile: «il “Decreto loco-carri”,
misura adottata già nel 2021 e definitivamente ratificata
dalla UE alcuni mesi fa - ha lamentato l'associazione - a causa di
una recente decisione dell'esecutivo ha visto una riduzione,
rispetto ai 125 milioni di euro previsti, di ben 70 milioni di euro;
se questo provvedimento rimarrà così formulato metterà
in estrema difficoltà le numerose imprese che, alla luce del
decreto, avevano già pianificato ed attuato ingenti
investimenti, oltre a perdere la sua funzione di sostegno al
rinnovamento del parco locomotive e carri».
Ma il disappunto di FerCargo non si limita a questo taglio di
risorse a sostegno del comparto del cargo ferroviario: «questa
- ha sottolineato l'associazione - è purtroppo solo l'ultima
delle iniziative che rischiano di affossare il trasporto merci su
ferro. Si ricordano, infatti - ha chiarito FerCargo - l'interruzione
per oltre un anno dell'applicazione della misura Ferrobonus ed il
taglio per il 2023 dei fondi destinati allo “Sconto Pedaggio”,
misura vitale per il settore. Per non parlare della totale mancanza
di qualsiasi forma di sostegno alle imprese nella difficile
situazione determinata dalla enorme mole di lavori sulla rete
ferroviaria nazionale legati al PNRR, con l'attivazione di numerosi
cantieri che portano alla chiusura parziale o completa di moltissime
linee in tutto il Paese. Tale riduzione di capacità - ha
evidenziato FerCargo - raggiunge punte del 60% in termini di
disponibilità di tracce per i treni merci e comporta in molti
casi l'impossibilità di effettuare traffici - con un
pesantissimo impatto sui ricavi o, nella migliore delle ipotesi, un
aumento delle percorrenze - con un forte aumento dei costi. Lo
stesso effetto negativo sugli operatori che scaturisce a causa delle
prolungate chiusure parziali o totali dei tunnel del Gottardo e del
Frejus, fondamentali per il transito delle merci verso l'Europa, per
le quali non vengono previsti supporti di alcun genere».
«La conseguenza di questa distorta politica dei trasporti
- ha recriminato l'associazione - sarà paradossale: quando
saranno pronte e adeguate le infrastrutture, infatti, potrebbero non
essere utilizzate a causa della mancanza di traffici, vanificando
così miliardi di euro di investimenti».
FerCargo ha quindi invitato il governo, in particolare il
Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, «a rivedere le
posizioni fin qui adottate, prima che il danno diventi irreparabile,
chiedendo che venga attuato un non più rinviabile intervento
a sostegno del comparto».