Per lo stoccaggio dei conci prefabbricati e delle bobine dei
cavi per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina la
società concessionaria per la realizzazione e gestione
dell'infrastruttura utilizzerebbe, secondo un cronoprogramma
ufficioso fino al 2032, le aree a sud ovest del bacino di evoluzione
del porto di Gioia Tauro ed anche una parte delle aree retrostanti
al container terminal dello scalo calabrese, al netto delle recenti
acquisizioni operate dal terminal contenitori e previo accordo con
il Consorzio Regionale per le attività produttive, titolare
delle aree.
Lo ha reso noto l'Autorità di Sistema Portuale dei Mari
Tirreno Meridionale e Ionio ricordando che il progetto originario
del ponte individuava Gioia Tauro come porto di stoccaggio di questi
elementi costruttivi e, com'era concepito, costituiva una sensibile
interferenza con la operatività portuale dovuta all'ormeggio
delle navi che trasportavano i materiali presso l'accosto “alti
fondali” della banchina di levante in concessione al container
terminal MCT e l'interruzione della continuità logistica
dovuta al passaggio dei materiali verso aree retrostanti non in
concessione.
In occasione della Conferenza dei Servizi dello scorso 16 aprile
l'AdSP aveva depositato un parere sottolineando l'impatto negativo e
le dannose interferenze del progetto sull'attività portuale e
aveva presentato una proposta risolutiva, anche a seguito
sopralluoghi ed incontri con i tecnici della società Stretto
di Messina Spa, consistente nell'infrastrutturazione della parte sud
del bacino di evoluzione e l'utilizzo delle aree retrostanti per lo
stoccaggio, proposta che successivamente è stata accolta
avendo l'Autorità Marittima sciolto la riserva sulla non
interferenza con l'attuale bacino di evoluzione delle navi.